La Nuova Ferrara

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«Sono figlio di partigiani comunisti»

«Sono figlio di partigiani comunisti»

L’attore Ivano Marescotti si racconta al pubblico della Pandurera in un vivace confronto

30 aprile 2014
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È attore per caso e politico per scelta, lo ha ribadito diverse volte nel corso degli ultimi giorni e anche ieri sera non è stato da meno. Ivano Marescotti, ospite alla Pandurera di Cento con “I sette fratelli Cervi”, spettacolo che ha chiuso il cartellone Altro Teatro, prima della rappresentazione ha incontrato il pubblico, regalando ai presenti una chiacchierata fatta di cinema, teatro, letteratura e politica, “senso civile”, si potrebbe chiamare così l’unione di tutte queste cose insieme. Marescotti è candidato alle elezioni europee con la lista L’altra Europa con Tsipras «l’unica lista veramente di sinistra in Europa”. Il Pd da anni è un partito di centrodestra. Io mi iscrissi al Partito Democratico nel 2007, ne uscii nel 2009 perchè sentivo di non appartenere più a quello schieramento. Provengo dal Pci, sono figlio di partigiani comunisti». Per questa sua campagna elettorale l’attore romagnolo è stato triste protagonista di una disavventura Rai che nell’ultima settimana ha fatto il giro del Paese: è stato cancellato da “Una buona stagione”, fiction divisa in sei puntate in onda sull’emittente nazionale: «Mi hanno tagliato e senza preavviso - spiega l’attore - di punto in bianco il mio personaggio è sparito. Hanno detto di averlo fatto per par condicio ma non credo che sia il termine corretto perché così facendo hanno mancato di rispetto agli spettatori e a me, non hanno avuto considerazione del mio lavoro». Marescotti nel corso dell’incontro ha spiegato che I sette fratelli Cervi è uno spettacolo multiforme che alterna diversi linguaggi: «Unisco il cinema alla letteratura per raccontare una storia a teatro. - E annuncia - durante l’estate inizierò a lavorare a un’altra rappresentazione legata alla Resistenza e sarà “La lunga notte del ’43”, film meraviglioso di Florestano Vancini». «Sono seriamente preoccupato per il futuro perché sento spesso parlare di fuoriuscita dall’Europa e nazionalismo ma la strada non è quella e temo per il futuro di mia figlia che ha 10 anni e dei giovani in generale: quella di oggi è la prima generazione dal dopoguerra ad avere una prospettiva futura peggiore di quella dei loro padri». (s.g.)