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La verità sbattuta in faccia: guai se Ferrara si stufa

Stefano Scansani

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“E poi dico a tutti quei ferraresi che sono stufi di sentire parlare del caso Aldrovandi o che vorrebbero vederlo sparire dalle cronache: la vera giustizia nasce e cresce nella coscienza delle persone prima che nei provvedimenti. Mi creda, io vorrei essere la prima a voler sparire, ma non posso. Fin quando appunto non ci sarà giustizia per Federico".

Ferraresi stufi. La questione s'infila e trasuda nell'ultima risposta dell'intervista a Patrizia Moretti Aldrovandi pubblicata ieri dalla Nuova. Sull'insopportabile riverbero degli applausi del congresso del Sap di martedì scorso, la mamma ha portato di peso il discorso dentro Ferrara. La donna è gentile, fondamentalmente pacata, tenacemente serena: ma la verità a Ferrara gliel'ha sbattuta in faccia. La sua è stata una risposta non richiesta alla percezione sospesa e mai abbastanza dichiarata di una stanchezza, di una intolleranza, di una indigestione rispetto al caso di suo figlio morto diciottenne nel 2005 a seguito delle percosse ricevute da quattro poliziotti durante un controllo, giù, in via dell'Ippodromo. Eccesso colposo in omicidio colposo. Dev'esserci un'urgenza per la quale …

La signora Patrizia ha svelato la sua consapevolezza che ormai molti concittadini non sopporterebbero più l'argomento, le polemiche periodiche, le foto che girano e rigirano: Federico vivo in fototessera, Federico morto, col capo in una pozzanghera di sangue (non è un cuscino vermiglio), le manifestazioni dei poliziotti del Sap, le contromanifestazioni di #vialadivisa, le immancabili esternazioni del senatore Carlo Giovanardi, la lettera di chiarimento di ieri del segretario del Sap Gianni Tonelli al Quirinale. E poi la nostra Ferrara che va e viene in televisione non per i motivi che ci piacciono, non culturali, non artistici, non gastronomici. Non del buon vivere. In sintesi Patrizia Aldrovandi conosce perfettamente questa insofferenza che, meno male, riguarda solo una parte di chi qui è nato, è arrivato, risiede, lavora, pensa e comunica.

Se, per pura ipotesi, la madre di Federico dovesse smettere di battagliare, se passassero le ragioni della stanchezza, prevarrebbe la categoria del "può succedere", dell'"in una certa percentuale può scapparci il morto", del "però nessuno se la prende con le strade per i troppi morti in incidenti di macchina". Avrebbero il lasciapassare ideologico i poliziotti che picchiano a sproposito e i manifestanti idioti che aggrediscono i poliziotti, mentre Federico era da solo: uno contro quattro e in tutt'altra situazione rispetto a una protesta di piazza. La signora Patrizia tiene desta una coscienza che non è solo affar suo. Il presidente della Repubblica, i presidenti del Senato e della Camera, il capo del governo, il ministro degli Interni e il capo della polizia non si sarebbero schierati tutti, insieme e contemporaneamente contro l'applauso insopportabile del congresso del Sap se non avessero chiara la percezione che questi gesti mettono in forse e in crisi le regole, le sentenze definitive, la convivenza e - voglio eccedere - i fondamentali dell'ordine democratico. Lei, Patrizia, non è una donna contro tutti, è invece nella condizione nella quale potremmo trovarci tutti singolarmente o insieme a fronteggiare un sistema-mondo (questa Italia ad esempio) dove il botta e risposta, l'insinuazione, le categorie, le opinioni con la stessa dignità, le intelligenze massacrate, il discredito delle istituzioni (prodotto intorno o autogenerato) ci hanno ridotto a questo punto della storia. Ecco perché sul caso Aldrovandi non bisogna perdere la pazienza.

La signora Patrizia non filosofeggia quando dice che la vera giustizia nasce e cresce nella coscienza delle persone prima che nei provvedimenti. Difendere le regole è difficile e faticosissimo, le polemiche lunghe sono create apposta per produrre intolleranza e stanchezza, ogni affermazione del tipo "sono stufo" corrisponde a un cittadino che sceglie di mettersi in panchina. E così che alla lunga può sbiadirsi e perdersi la Ferrara che piace di più. Quella del buon vivere.

Stefano Scansani

s.scansani@lanuovaferrara.it