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Senza lavoro gli ‘invisibili’ del turismo

Senza lavoro gli ‘invisibili’ del turismo

A decine perdono il posto in alberghi e ristoranti che chiudono o ridimensionano. I casi Ripa e Movida. Pure i notai soffrono

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Alberghi, pub e ristoranti spariscono pian piano, senza dare troppo nell’occhio, lasciando nei guai un pugno di addetti per ogni struttura che chiude o si ridimensiona. Alla fine il numero di posti di lavoro che sta perdendo il settore degli esercizi pubblici, strettamente collegato con il turismo, diventa rilevante per una città come Ferrara: si parla di parecchie decine di persone. «Li chiamiamo “gli invisibili”, ne arrivano 1-2 alla settimana a dire che sono stati licenziati o che il loro orario è stato tagliato in maniera insostenibile. Negli ultimi sei mesi ne avremo visti una trentina - racconta Marco Corazzari (Filcams Cgil) - E la situazione è destinata a precipitare dopo l’1 giugno, quando scadrà la Cassa integrazione in deroga che garantisce il sostegno a tante realtà del settore, e per la quale non ci sono garanzie di rifinanziamento». L’ultimo blocco di licenziamenti è arrivato dalla chiusura dell’hotel Ripa, in pieno centro cittadino, da un paio d’anni in difficoltà anche per il disimpegno della famiglia Viola: i dieci addetti in mobilità attendono le decisioni del tribunale sulla richiesta di fallimento inoltrata da Carife, e lo slittamento di un mese della decisione fa sperare che le voci di un interessamento per l’acquisto della società siano concrete. Ma un altro paio di alberghi cittadini non si sono ancora ripresi dalla sberla del terremoto, «subito dopo il sisma c’è stato un crollo di prenotazioni che ha mandato in crisi 4-5 hotel, di qui la richiesta di Cassa integrazione in deroga. A distanza di due anni - rivela Corazzari - è rimasta in difficoltà una struttura da una quindicina di addetti e un’altra da 7-8 unità, anche qui con la Cig in scadenza. In altri casi, i subentri tipo il gruppo francese all’Hotel Nettuno, hanno comportato l’esternalizzazione delle pulizie e suddivisioni dei servizi».

Situazioni più frammentate ma con molte analogie si riscontrano in ristoranti e pub, come la Maison Movida che di recente ha chiuso i battenti in piazza Travaglio, «è un’emorragia che coinvolge anche i ristoranti del litorale e non risparmia la ristorazione collettiva: quando non si arriva ai licenziamenti, è una richiesta continua di riduzione di orari di lavoro» è il quadro dipinto dal sindacalista Cgil. La situazione nella catena Autogrill è ormai nota, ma ad aprile è scaduta la Cassa integrazione della Berco alla quale si erano agganciati anche gli addetti della mensa, 14 persone, e delle pulizia, altre 16. Si parla di lavoratori che, con part time di 20-25 ore la settimana, prendono 600 euro al mese, e al di sotto di questa soglia rischiano i contributi previdenziali: ai sindacati sono già arrivate richieste di ridurre gli orari.

La scadenza della Cig in deroga, tra parentesi, riguarda anche gli studi professionali cittadini, compresi quelli fino a poco tempo fa inattaccabili: i notai. La crisi del mattone ha scavato profondamente nel fatturato degli studi notarili e oggi diversi di loro hanno 6-7 addetti in Cig che osservano con timore l’avvicinarsi della scadenza di giugno, «saranno una cinquantina gli addetti in queste condizioni - è sempre Corazzari a parlare - Il meccanismo della Cig in deroga, tra l’altro, lascia scoperti i pagamenti per parecchi mesi: gli ultimi assegni incassati effettivamente risalgono a ottobre 2013».

Questi temi sono presenti nelle motivazioni dello sciopero nazionale del settore turismo proclamato dai sindacati confederali per il 16 maggio, che vede però al centro il rinnovo del contratto scaduto il 30 aprile. La Fipe ha rinviato al disdetta al 31 dicembre, se non si trova un accordo il rischio è il ritorno ai regolamenti aziendali.

Stefano Ciervo

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