La Nuova Ferrara

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In migliaia per il saluto alla Vergine

Dopo una settimana di celebrazioni la statua della Madonna di Fatima ha lasciato Copparo

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COPPARO. Un grande folla di fedeli e le trombe delle contrade del Palio di Copparo per il saluto, ieri mattina sul sagrato della chiesa dei santi Pietro e Paolo, alla statua della Madonna Pellegrina di Fatima, rimasta una settimana a Copparo e ora trasportata a Milano. Sabato sera c'è stata una lunga processione e la veglia di preghiera fino all'alba: mentre la messa solenne ha visto la chiesa e il sagrato stracolmi di fedeli, arrivati anche da fuori provincia. «Un grande grazie ai vostri sacerdoti, don Cesare, don Giorgio e don Julian per l'ottima riuscita della manifestazione e un bel applauso per Copparo», ha detto durante il rito don Vittorio, dell'Apostolato mondiale di Fatima, presente in città questi intensi giorni di devozione, con migliaia di fedeli, arrivati a Copparo: e tra loro anche numerosi stranieri, dell’est Europa e dalla Polonia in particolare ( polacco è uno dei sacerdoti della parrocchia copparese). Don Vittorio ha poi ribadito: «Vogliamoci bene. La Madonna ci lascia quattro parole: no alla tristezza, coltiviamo la fede, avere la fiducia e osare l'amore». A sua volta don Cesare, ha parlato di una sorta di «bomba d'amore della Madonna di Fatima che, in silenzio, parla nel nostro cuore. Salutiamola con un grande applauso». Quindi don Flavio Peroso, direttore generale dell’Opera di don Orione ha unito il messaggio mariano («una grande speranza sempre per il nostro futuro») alla grande figura proprio di don Orione. Intensa e forte la commozione dei fedeli: tra loro tanti bambini e ammalati. Infine ha portato un significativo saluto il sindaco Nicola Rossi: «Ringrazio ancora una volta la comunità che ha risposto a questo grande evento religioso. La presenza della Madonna ci darà aiuto (con riferimento al tremendo nubifragio che i giorni scorsi ha colpito il Copparese) alle difficoltà recenti. In questi momenti si capiscono quali sono le cose importanti della vita».

Franco Corli