Natali ha cambiato la nostra cultura
Presentato il libro in suo ricordo: concordi i pareri di quanti lavorarono con lui
«Durante i cambiamenti della vita tante cose si possono perdere. Dobbiamo stare attenti a ciò che bisogna non perdere», e sicuramente gli insegnamenti che ha lasciato Paolo Natali all’universo culturale ferrarese rientrano tra quelle cose.
Ieri pomeriggio nelle sale del Ridotto del teatro Abbado è stato presentato “Paolo Natali un musicologo tra etnografia, didattica e teatro” (ed. Edisai, 2014). «Ho incontrato Natali a metà anni Ottanta e - afferma Marino Pedroni, direttore artistico del teatro, in apertura di incontro -, fu per me molto importante perché aprì davanti a me un mondo fino ad allora sconosciuto. Era una persona ricchissima di conoscenza e personalità. Purtroppo, è venuto a mancare troppo presto, avrebbe potuto fare ancora molto per il teatro e per la cultura in generale. Oggi - conclude - diamo per scontate certe cose, come la cultura diffusa e la collaborazione tra gli enti, che prima non erano così ed anche Paolo ha contribuito a creare un legame tra i vari mondi. I suoi insegnamenti ci appartengono e non dobbiamo dimenticarcene».
A introdurre la presentazione del libro, curato da Andrea Boldrini in collaborazione con Roberto Roda, è stato Luca Mardegan, allievo della classe di violino di Alessandro Perpich al conservatorio “G. Frescobaldi”, perché «In fin dei conti Natali è sempre stato un giovane violinista, era questo il suo animo e non se ne è mai dimenticato».
Gianni Cerioli, pedagogista e formatore, ha spiegato che «Parlare con lui significava entrare in un mondo diverso. Ti capiva - ha detto -, entrava in empatia con l’interlocutore e anche se non abbiamo avuto rapporti continuativi nel tempo, porto con me il ricordo dei nostri incontri».
Paolo Natali (1947-’86), fu vicedirettore del Teatro Comunale di Ferrara dall’80 all’86 e da ragazzo, dopo aver studiato violino al Conservatorio, orientò la sua formazione in ambito musicologico. Il volume raccoglie le testimonianze di chi lo ha conosciuto da vicino, proprio per ricordare il ruolo centrale che ebbe tra gli anni ’70 e ’80 non solo nel teatro, ma in tutta la cultura diffusa. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
