ANESTESISTA DI LAVORO PUGILE PER PASSIONE
Saltellando sul palco e menando fendenti in aria come fosse in palestra, la Morghen ha poi fatto poltiglia della storia politica della città scambiando l’egemonia rossa per un evo andreottiano: “Sono...
Saltellando sul palco e menando fendenti in aria come fosse in palestra, la Morghen ha poi fatto poltiglia della storia politica della città scambiando l’egemonia rossa per un evo andreottiano: “Sono sessantotto anni che governa la Democrazia cristiana”, soggiungendo: “Quest’anno ci sono io”. La spiegazione della sua trasferta e aggressività bolognese sono state come un dardo, un colpo secco, un calcio alle fiacche maniere di una campagna elettorale anemica e ipotesa. Le parole pronunciate dal radicale Mario Zamorani nei confronti del sindaco uscente Tiziano Tagliani, “è un piccolo Putin”, sono uno sciroppo se comparate a quelle della Morghen: “Perché quei bastardi hanno fatto un’ordinanza restrittiva che mi impedisce di parlare in pubblico”.
La concorrente grillina quindi è convinta che le regole imposte dalla giunta municipale di Ferrara per banchetti, megafoni e palchetti siano liberticide e anticostituzionali. Roba da denunzia immediata in questura. Pesante l’appellativo “quei bastardi”, evidentemente indirizzato al governo della città, dunque al sindaco, alle parti che lo sostengono. Le intonazioni bolognesi della Morghen hanno un impatto mediatico importante e provo a immaginare quale risonanza avrebbero avuto in un qualsiasi spazio ferrarese, tra piazza Savonarola e piazza della Repubblica, tra il Listone e piazza Municipale.
Forse i tempi e le atmosfere di sabato non hanno permesso alla Morghen di connettere al bombardamento una qualche proposta programmatica o l’esibizione di documenti, prove e controprove, quando ha detto ad esempio: “E in sessantotto anni avete fatto un deserto sanitario nella mia provincia, avete costruito inceneritori, termovalorizzatori, finta geotermia, l’avete costretta a un primato: la provincia con la più alta mortalità per cancro. E io sono un medico…”. Parlava da Bologna ma si riferiva in via diretta alla squadra che amministra Ferrara (“avete”, “voi siete”). Dalla trivella reale alla fantascienza di Armageddon il passo può essere breve, come dal moloch democristiano (che avrebbe qui imperversato per sessantotto anni) all’abbaglio che il grande terremoto sia avvenuto nel 2011 anziché nel 2012.
Lo sfogo e lo svelamento dell’origine di tanta belligeranza grillina: “Perché la mia rabbia è nata profonda nel 2011, in quel maggio maledetto”. Inaspettato il manrovescio alla scuola frequentata da suo figlio e al resto: “Quando di corsa sono dovuta andare a prendere mio figlio nascosto sotto un banco perché una merdosa scuola statale veniva giù per il terremoto che le vostre trivellazioni hanno fatto”.
E’ così che la campagna elettorale ferrarese entra nel vivo e s’arroventa. Solo domenica scorsa l’avevo dipinta stitica e statica. D’un colpo è diventata eccessiva e pericolante (dal dizionario dei contrari).
Stefano Scansani
s.scansani@lanuovaferrara.it
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