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La ‘guerra’, un valore da tramandare

La ‘guerra’, un valore da tramandare

Progetto dell’Udi: le nuove generazioni devono capire l’importanza della pace

19 maggio 2014
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Nell’Archivio storico dell’Udi (Unione donne in Italia) si è svolta l’iniziativa “Generazioni a confronto sulla guerra e sulla pace”. Al progetto hanno partecipato Ilaria Cavallari, Valentina Vecchiattini, Daniela Cappagli, Mariella Michelini, Micaela Gavioli (Oretta Testi e Giovanna Azzini erano assenti), le quali, dopo aver formato un gruppo di lavoro coordinato da Vera Perri, hanno analizzato alcuni documenti utili a riflettere e discutere della tematica, ancora molto attuale, di guerra e pace. In collaborazione con il gruppo di lavoro, è da notare la presenza di due giovani stagiste del Liceo Ariosto, che hanno contribuito a portare il punto di vista delle generazioni più giovani. Fra i tanti ricordi e reperti, sono state prese in considerazione soprattutto due fasce di documentazione: quella riguardante gli anni ’60 e la guerra in Vietnam, e quella successiva agli anni ’90 a proposito della guerra in Jugoslavia, ponendo l'attenzione su come si mosse Ferrara in quegli anni.

Durante la discussione sono emersi vari spunti interessanti, ad esempio l’attività delle Donne in Nero, che si vestivano a lutto e protestavano silenziosamente nelle piazze, modo del tutto pacifico per manifestare contro la guerra. Anche a Ferrara si sviluppò questo tipo di protesta, in particolare nel ’91, e le donne che vi partecipavano erano solite ritrovarsi in piazza. È stato ricordato anche il momento di nascita del gruppo Udi Donne di Pace all’interno dell’associazione, che diede il suo contributo stilando documenti contro lo stupro di guerra, impegnandosi nelle adozioni a distanza, e, a livello più pratico, con sostegno psicologico, economico e sanitario alle vittime di guerra.

Ogni persona che ha dato il suo contributo ha intrecciato il lavoro di ricerca ai propri ricordi personali e di vita: alcune volontarie ricordano anche con commozione l’inizio di legami speciali, in alcuni casi amicizie che durano tuttora, nello svolgimento dell’attività. È emersa così un’interessante discussione su che cosa siano effettivamente guerra e pace, e sul perché le vecchie generazioni non siano state in grado di “passare il testimone” alle nuove.

Una profonda riflessione, poi, è nata sulla differenza dell’azione e della movimentazione dei giovani oggi e allora. Ciò che si spera, è che quello che accade oggi non sia interpretabile come mancanza di motivazioni e disinteresse totale ma, piuttosto, come tendenza all’individualismo e all’apatia generalizzata, dovuta soprattutto al bombardamento mediatico a cui sono sottoposti oggi i ragazzi, dove ogni informazione è importante, ma nessuna più di altre. Sarebbe necessario, e in questo senso il ruolo della scuola può essere decisivo per costruirsi una coscienza individuale, avere consapevolezza di ciò che accade attorno a noi, e recuperare i valori e la voglia delle nostre madri e nonne, che certamente avevano più ragioni per lottare, ma che non possono sparire con loro, perché le guerre ci sono ancora e perché troppe donne vivono ancora nella disuguaglianza e nella sofferenza.

Irene Lodi

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