La Nuova Ferrara

Ferrara

Social Art per far interagire i ragazzi con la storia

È l’idea lanciata dall’ingegnere Patricelli: «Serve qualcosa per unire i mondi di adulti e giovani»

19 maggio 2014
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“Dalla piazza virtuale alla piazza reale”: questo è lo slogan destinato a rappresentare il mondo della Social Art. Si tratta di una nuova forma artistica ideata dal giovane ingegnere Ciro Patricelli, che con la sua intraprendenza non esita a proporre ogni iniziativa che gli viene in mente, soprattutto se un po’ sopra le righe.

La prima forma di Social Art è stata realizzata a Ferrara con la partecipazione di tanti. Ciro ha colorato un paio di sanpietrini facendoli diventare due dadi, e li ha poi posizionati in punti diversi della città, sfidando, chi li avesse trovati, a scattare una fotografia e pubblicarla sui noti social Instagram o Facebook con l’hashtag #dadicp. L’iniziativa ha riscosso enorme successo tra i giovani ferraresi, ben oltre le attese.

«La social art può essere inquadrata dall’unione fra la Street Art e i social network - spiega Ciro -: è fondamentale permettere ai giovani di esprimersi con i loro canali di comunicazione, in modo tale che l’unione faccia la forza. Così si possono avere più pareri e spunti riguardanti molteplici tematiche, anche sociali. Ciascun partecipante può esprimere un’idea, un pensiero, e l’unione di tutti i pensieri differenti potrà essere ispirazione e forza per qualcun altro che legge e partecipa alla performance. Si crea un’opera d’arte dinamica con l’interazione di molte persone e soprattutto si dà la possibilità a tutti di esprimersi intelligentemente».

Altro punto fondamentale per spiegare l’ideologia del giovane ingegnere è il concetto urbanistico di piazza. La sua preparazione in ingegneria civile e il suo amore per l’architettura gli hanno permesso di costruire, volendo usare una metafora architettonica, un ponte a quattro archi: il primo collega il mondo virtuale con quello reale, mentre il secondo relaziona due mondi ormai troppo distanti a causa dei loro mezzi comunicativi, quello dei giovani e quello dei “grandi”. «Probabilmente fossi nato da un'altra parte non avrei avuto la passione per le biciclette e l’architettura. Ferrara, città rinascimentale per eccellenza, ha un enorme potenziale: energie giovani e un altissimo spessore storico-culturale. Manca qualcosa che unisca i due mondi, che viaggiano su canali comunicativi paralleli e mai confrontabili. Ogni giorno mi relaziono con persone della mia età, che hanno un'immensa voglia di fare, intraprendenza e bellissime idee. È come giocare a calcio in montagna: abbiamo la porta a valle e dobbiamo far gol a monte. Il sistema non ci facilita la vita per nulla».

Il messaggio che si vuole far passare è di ottimismo energetico: tutti devono “imparare a sporcarsi le mani partendo dalle proprie passioni”; la Social Art si pone l’obiettivo di mostrare la voglia di partecipare in modo attivo alla vita cittadina. Questa nuova forma di espressione artistica è un modo per far interagire i giovani anche con la cultura e la storia di Ferrara. E sulla scia dell’iniziativa dei dadi, la prossima performance in programma toccherà un tema sociale legato ai giovani.(i.l.)