«Ho agito nel modo più corretto»
Neonato morto per meningite: l’infermiera imputata di omicidio colposo si difende al processo
CENTO. Ha difeso il suo operato davanti al giudice, non negando la ricostruzione dei fatti ma sostenendo di aver agito per il meglio per la salute del bambino, Silvia Gilli, l’infermiera del triage dell’ospedale di Cento, a processo per omicidio colposo per la morte per meningite di un bimbo di sei giorni, ieri è stata ascoltata in aula e non si è sottratta all’esame del pubblico ministero e delle parti. Il bimbo, figlio di una coppia bengalese, era nato il 5 ottobre 2010 al Santissima Annunziata ma dopo le dimissioni i genitori lo riportarono all’ospedale perché il bimbo accusava uno strano malessere.
Fu proprio l’infermiera, come ha spiegato ieri in aula, a “intercettare” la coppia che stava cercando un medico. Il pediatra in quel momento non c’era, e la donna li indirizzò in Ostetricia, ovvero il reparto da cui era stato appena dimesso. Secondo l’accusa il bimbo avrebbe dovuto essere indirizzato subito al pronto soccorso. L’infermiera, assistita dall’avvocato Gianni Ricciuti, sostiene al contrario di aver seguito la procedura corretta e di aver anzi fatto guadagnare tempo. Il bimbo successivamente venne indirizzato all’ospedale di Bentivoglio, ma in genitori dovettero prendere un’auto perché non c’era l’ambulanza. Un’odissea terminata infine nel peggiore dei modi al Maggiore di Bologna, dove il bimbo morì per una meningite. Il pm ha richiesto un supplemento di indagine, tramite una consulenza infettivologica per capire in particolare se un antibiotico somministrato subito al triage avrebbe potuto salvare il piccolo. Da parte sua l’infermiera ha sempre sostenuto che all’arrivo all’ospedale il bambino non appariva in condizioni così critiche da far presagire che la sua vita fosse in pericolo. Il processo riprenderà il 10 giugno, con la discussione e la sentenza.(a.m.)