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I ponti in chiatte Lunga storia iniziata con gli Estensi

I ponti in chiatte Lunga storia iniziata con gli Estensi

L’attraversamento del Po mediante natanti risale al 1300 Nel XIX secolo da Sermide alla foce ne nacquero ben sette

22 maggio 2014
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Da sempre il Po costituisce una importante via di trasporto e comunicazione per lo spostamento umano e le merci. Polibio (205 A.C-123 A.C.) ricorda come il Po fosse navigabile per circa 2000 stadi, 400 km circa, a partire dall’antica foce di Volano. Una mappa stradale dell’impero romano risalente al IV secolo D.C. giunta a noi in età più avanzata, indica un itinerario Ostiglia-Ravenna per “Padum”, cioé lungo il Po. Più specifiche appaiono le attestazioni di Gallo Sidonio Apollinare (430 circa 483 D.C.) che in una sua missiva racconta un viaggio dalla Gallia a Roma scendendo Ticino e Po, da Pavia a Ravenna, su una nave il cui cambio di rematori avvenne a Brescello. Quindi la navigazione lungo i corsi d’acqua è antichissima, mentre la storia dell’attraversamento dei fiumi è molto più recente.

Le prime attestazioni che riguardano un ponte di barche risalgono a un diploma del re longobardo Astolfo, al vescovo di Modena, intorno al 750. Nelle cronache Estensi del 1309 troviamo riferimenti sull’utilizzo di natanti chiamati “sandoni” utilizzati per chiatte idonee alla costruzione di ponti. Sergio Venturi nel suo Attraversare il grande fiume (editore Sometti), scrive che lo Spinelli in un suo manoscritto, steso per la storia di Brescello, ricorda che tra le spese sostenute il 30 ottobre 1528 per l’entrata nel Ducato di Ferrara di Ercole II d’Este e Renata di Francia furono spesi parecchi ducati “er un ponte in chiatte sul Po costruito per l’ccasione”. Nel 1655, nel Ferrarese, venne costruito un altro ponte sul Po esclusivamente per il passaggio di Cristina di Svezia al suo ritorno da Roma.

I ponti in chiatte, per esigenze militari, videro la loro massima espansione tecnologica fra la seconda metà del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Le imprese di Alessandro Farnese con la costruzione di un ponte in barche sulla Schelda presso Callao, lungo 2400 piedi (circa 720 metri lineari), all’assedio di Anversa, diedero un forte impulso alle tecniche di costruzione, competenze perfezionate da Napoleone durante la campagna d’Italia.

Nella seconda metà dell’Ottocento, sul Po, i passi gestiti da traghettatori che non davano sicurezza, erano numerosi, per cui iniziò a prendere piede l’idea di investire nella costruzione di ponti in chiatte per uso civile, atti a ricongiungere le sponde del grande fiume e in periodi diversi, da Sermide alla foce del corso d’acqua ne furono costruiti ben sette.

Il ponte di Sermide era formato da quaranta natanti in legno e univa l’Emilia alla Lombardia all’altezza di Castelmassa, funzionò dal 1885 al 1972 quando fu smantellato per lasciare il posto a un ponte moderno in cemento armato. Era lungo 562 metri, largo 5.80 e le barche in legno furono sostituite da chiatte in cemento retinato nel 1912.

A Stellata il ponte congiungeva il bondenese col Veneto a Ficarolo. Nacque nel 1905, era formato da 40 barconi misti legno-cemento e lungo 360 metri. Negli anni Settanta del Novecento sorse il ponte attuale.

Presso Ferrara il collegamento col Veneto era fra Pontelagoscuro e Santa Maria Maddalena, vide la luce poco dopo l’unità d’Italia, nel 1865, su galleggianti di legno e smembrato per essere trasportato a Ro Ferrarese verso il 1913. Fu sostituito da un ponte in ferro su piloni in muratura.

Il vecchio mandamento copparese potè varcare il Po verso Rovigo nel 1913 su un viadotto montato sulle chiatte galleggianti recuperate a Pontelagoscuro: 48 barche di cui 40 in cemento e 8 in legno per una lunghezza di 298 metri e 5 di larghezza. Fu deciso di sostituirlo con l’attuale dopo un gravissimo incidente in cui perirono due cittadini di Sabbioncello San Pietro, tali Loris Pasetti e l’amico Tonino Poltronieri. L’attuale ponte entrò in funzione nel 1976.

All’altezza di Corbola, sulla Codigoro-Adria il ponte su natanti entrò in funzione nel 1902 per soli sette anni, poi lasciò il posto a un ponte in acciaio su sostegni in muratura.

Sul Po di Goro, Gorino ferrarese e Gorino Veneto sono unite da un ponte galleggiante costruito nel 1976 con i residui del vecchio ponte di Polesella. Il viadotto è stato recentemente restaurato ed è ancora in funzione.

A Santa Giulia, sul Po di gnocca, il ponte galleggia tra Gorino Sullam e la località di Gnochetta. È l’ultimo ponte in chiatte sul fiume prima di immettersi in mare. L’attraversamento prevede un pedaggio.

Graziano Gruppioni

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