Bancomat, l’esplosivo nascosto nel Ferrarese
Recuperati 10 chili e 200 detonatori. In provincia 16 dei 41 colpi contestati E il comacchiese Bonamici scherzava: non trovo più uno sportello intero
«Per colpa vostra mi tocca andare a fare trenta chilometri per prendere 100 euro». Scherzava al telefono, Ughetto Bonamici, scherzava con gli altri componenti della banda del bancomat finiti in manette il 17 maggio al termine di un’indagine della procura di Venezia e dei carabinieri della Compagnia di Chioggia. Quei ripetuti assalti all’esplosivo - 41 in meno di un anno - avevamo messo fuori uso così tanti sportelli automatici che Bonamici, comacchiese di 68 anni, ne aveva a disposizione uno soltanto, a trenta chilometri di distanza, per fare un prelievo “normale”. E così si “lamentava” di «dover fare trenta chilometri per prendere 100 euro». È uno dei retroscena dell’indagine che ha portato all’arresto, oltre che di Bonamici, di altre dieci persone tra cui il codigorese Nello Dogamenti, 73 anni. Gli altri destinatari delle ordinanze di custodia cautelare sono di Padova (Moreno Voltan, 56 anni e Michael Garofolin di 28), Bologna (Luis Antonio Crocetti di 33), Venezia (Maurizio Bettio di 55 e Luciano Conte di 56) e Rovigo (Daniele Antico, 59 anni, Pietro Angelo Scarpa, 48, Ermanno Beltrame, 60, e Fabrizio Quagliato di 58), ma il Ferrarese era una base operativa importante. È quanto emerge dalle prime confessioni rilasciate agli inquirenti, e che hanno permesso di recuperare 10 chili di esplosivo sotterrati in un campo agricolo vicino a un casolare abbandonato a Valle Giralda, a Codigoro. Parte del materiale era già confezionato all’interno delle cosiddette “piattine”, le scatole metalliche da inserire nella fessura dell’erogatore di soldi del bancomat e da far esplodere. Nascosti insieme all’esplosivo, anche 200 detonatori di vari tipi e dimensioni. L’esplosivo, reso ancora più pericoloso dallo stato di deterioramento, è stato fatto deflagrare dagli artificieri dell’Arma. Del resto il Ferrarese è stato anche uno dei territori più battuti dalla banda, visto che 16 dei 41 colpi esplosivi contestati hanno avuto come obiettivo banche con sede nella nostra provincia, a cominciare dal bancomat della Banca Popolare di Ravenna a Masi Torello, saltato in aria il 9 febbraio dell’anno scorso, e proseguire il 4 marzo a Filo d’Argenta (Cassa di Risparmio di Forlì e Romagna). Poi la serie ravvicinata dell’aprile 2013, sempre ai danni di Carife: il 20 a Lido Volano, il 22 a Voghiera e il 27 a Rovereto di Ostellato. Carife ancora nel mirino il 18 maggio a Serravalle, il 1º giugno a Gaibanella e ancora il 10 a Quartesana. Il 9 settembre tocca all’Unicredit di Tresigallo, il 17 e il 21 dello stesso mese alle filiali Carife di Lido Scacchi e Pontegradella. Bis alla Carife di Pontegradella il 5 ottobre, il 26 ottobre esplode lo sportello del Credito Cooperativo Rovigo Banca di Gambulaga, e il 5 novembre nuovo colpo alla Carife di Ostellato. Chiudono la lista San Nicolò di Argenta il 28 novembre e la Montepaschi di Voghiera il 14 dicembre. Parte del bottino (46mila euro) è stato recuperato in un casolare di Porto Viro: diverse le banconote mostravano segni di bruciatura.(a.m.)