Dipendente della banca sotto accusa per falso
Gli eredi di un imprenditore contestano documenti dell’ex Credito Cooperativo Tutto ruota attorno a investimenti milionari in bond argentini, ora carta straccia
CENTO. Un terzo processo, dopo altri due, uno civile e uno penale. Ieri mattina ancora sotto accusa la Banca di Credito Cooperativo, oggi Banca Centro Emilia, per fatti del maggio 2001, quando dopo il default della crisi argentina, i bond di quel paese, distribuiti ai clienti della banca di Corporeno erano diventati carta straccia (la banca fu commissariata all’epoca, anche per questo hanno riferito ieri in aula dirigenti e testimoni). Al processo iniziato ieri è imputata di falso una dipendente dell’istituto, Berta Lanzoni. Ad accusarla gli eredi di un imprenditore centese, Arrigo Benassi, che investì centinaia di milioni di lire con la banca, in vari titoli, anche bond argentini. Gli eredi, rappresentati dall’avvocato Bruno Guaraldi, puntano il dito su una discrepanza tra il modulo firmato da Benassi (poi deceduto) e quello della banca che presenta crocette che nel documento in possesso degli eredi non vi sono. Il documento rappresentava un atto di autotutela della banca, in cui il risparmiatore veniva informato - e avallava - l’alto rischio dell’investimento in corso: la tesi dell’accusa (ieri rappresentata dal pm Savino) e della parte civile è che quel documento venne falsificato a posteriori. Tutto questo venne alla luce durante il primo processo civile, attivato sempre dagli eredi per chiedere i danni all’istituto per gli investimenti mal consigliati. Questo documento venne prodotto dalla banca nella causa civile, per provare che vi era un assenso agli investimenti con rischio medio alto, tra cui i bond argentini: documento ora contestato dagli eredi. Il giudice Amore ha aggiornato il processo al 13 novembre quando verrà chiamato l’ex direttore generale Nilo Gozzi, processato e assolto nel processo penale scaturito da quello civile: per Gozzi il giudice ha intimato la presenza in aula, pena multa o accompagnamento coattivo. I legali della Lanzoni (Linguerri e Lebro) eccepiscono che non vi sono prove che le crocette siano state poste dopo che Benassi firmò e se aggiunte occorrerà provare che lo abbia fatto la Lanzoni. (d.p.)