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processo sul maxiappalto di cona

Processo Cona: «Prog.Este? L’ho intenzionalmente sfavorito»

Processo Cona: «Prog.Este? L’ho intenzionalmente sfavorito»

Parla il Rup Giorgio Beccati. «Cona 1 era una palude con bisce, rane e gamberetti»

24 maggio 2014
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All’accusa di aver favorito intenzionalmente il Consorzio Prog.Este per ottenere ingiusto profitto, l’ingegner Giorgio Beccati, responsabile unico del procedimento per il maxiappalto di Cona, risponde con un’antifrasi: «Io ho intenzionalmente sfavorito Prog.Este denunciando alcune irregolarità negli appalti e bloccando i pagamenti per 3-4 mesi. Nè ho mai ottenuto consulenze o ricevuto richieste di partecipazione da parte del Consorzio». Nel corso del suo interrogatorio il pm Castaldini lo ha sollecitato a rendere conto dei capi d’accusa, tra cui il superamento del quinto d’obbligo nelle perizie di variante, in violazione alla legge quadro sui lavori pubblici, e l’aver appunto favorito il Consorzio sul fronte dei contenziosi e delle riserve tecniche. Sul primo punto Beccati ha contestato le conclusioni del consulente della procura, l’ingegner Marinelli, sostenendo che il quinto d’obbligo, su un monte lavori di quasi 900 milioni di euro, «non fu superato». Sul secondo punto, Beccati ha rivendicato la scelta di non aver seguito la strada dell’accordo bonario perché meno vantaggiosa per l’amministrazione pubblica. «In caso di accordo bonario - spiega l’avvocato Michele Ciaccia, suo difensore insieme all’avvocato Romano Guzzinati - il rischio era quello di dover corrispondere a Prog.Este una somma variabile tra il 20 e l’80% delle richieste, che ammontavano a 68 milioni. Al Consorzio invece vennero riconosciuti 2 milioni e mezzo, più altri 500mila euro per nuovi lavori, pari al 4%». Beccati ha poi spiegato il senso di alcune sue frasi intercettate al telefono con un amico, e nel quale esprimeva tra l’altro il timore di “finire tutti in galera”. «Avevo ricevuto l’avviso di garanzia e questo mi aveva fatto sorgere il timore di aver sbagliato qualcosa. In un’opera così importante, con centinaia di faldoni, è un attimo sbagliare. Il mio era uno sfogo». Su un punto Beccati ha invece confermato le sue parole, là dove dice che «entro 5 anni la gestione di Cona sarà un caos incomprensibile, quei poveri dipendenti dovranno solo firmare e stare zitti, oppure non firmare e andare in tribunale». Nel corso dell’esame è emerso inoltre che, quando Beccati ricevette dall’allora direttore generale del S.Anna Ubaldo Montaguti l’incarico di verificare lo stato del vecchio fabbricato di Cona I «mi trovai di fronte a una specie di biotopo con bisce, rane, lepri, fagiani e perfino un allevamento di gamberetti. Era una situazione di totale abbandono, con tracce anche di incursioni umane». Quel rudere costava 500mila euro all’anno di gestione e fu necessario intervenire con un massiccio intervento di messa in sicurezza e manutenzione dei reparti già finiti.

Un cantiere tutto in salita, quindi, da completare prima che il vecchio S. Anna collassasse. Del resto ci avrebbe pensato il terremoto, nel 2012, a rendere inagibili alcune porzioni dell’edificio di corso Giovecca. «E a Cona? - ha chiesto l’avvocato Guzzinati. «Il sisma non ha provocato alcun danno».(a.m.)