Volti, parole e armi segrete
Da “quei bastardi” alla “città gentile”. Sono mancati i big. Che Ferrara s’arrangi?
Eppure s’erano conosciuti proprio nella sede della Nuova con finezze e gentilezze. Lui che si presenta. Lei che replica e porge la mano. Lui che accenna un inchino e sussurra “piacere” e sembra dire germanicamente “guten morghen”. Della categoria se il buongiorno si vede dal mattino... La causa da tanto risentimento deve stare nel versetto “quei bastardi non mi permettono di parlare” che la candidata grillina ha pronunciato a Bologna all’indirizzo di chi, a Ferrara, con “un’ordinanza restrittiva” le impedirebbe di parlare. Pare che nelle diverse circostanze nelle quali Morghen e Tagliani partecipavano insieme, lei per lui era inesistente, e lui per lei altrettanto. Non si amano. C’era da aspettarselo, al di là di “quei bastardi” che ha svegliato una campagna elettorale da giardinaggio, relax, tosaerba, Biancaneve e i sette nani (così era stata descritta dalla Nuova un paio di settimane fa). Qualcuno negli ultimi giorni, con le antenne ritte, ha subodorato che i grillini potrebbero davvero disturbare assai gli obiettivi da marcia trionfale di Tagliani. Insomma il momento è delicato e il ballottaggio potrebbe stare dietro l’angolo.
Ne è consapevole il serenissimo Vittorio Anselmi candidato di FI. Probabilmente sa che lui in una ipotetica sfida a due non ci sarà e, vuoi per la stima, vuoi per l’amicizia, parla un gran bene del Tagliani uomo e amministratore. Sorprendente, vero? A vederlo e sentirlo Anselmi non ha niente di berlusconista. Il Pungiglione ha annotato questa sintonia nella sede della Confesercenti. Anselmi, coinvolto nel confronto Morghe-Tagliani, di quest’ultimo ha riconosciuto la buonafede nella operatività politica e l’ha difeso dall’inaspettato Sturm und Drang (tempesta e assalto) della Morghen. Forse il patto per la città evocato da Anselmi non è altro che un’arginatura degli schieramenti tradizionali rispetto ai grillini? Intanto anche ad Anselmi è venuta la smania delle stelle, ma da sceriffo: ne ha regalate ai colleghi concorrenti, mentre alla Morghen (cattivo l’Anselmi, stavolta) ha fatto dono di un libro di storia della città «didascalico e con molte foto».
È certo che ognuno dei candidati in questo ansiogeno periodo ha affinato l’ingegno e per forza è penetrato nel mondo digitale. Tagliani, ad esempio, ha imparato renzianamente a tuittare, cioè a manovrare e far campagna con twitter. Ne digita parecchi al giorno ritenendo che così si leva il concorrente di torno. Il sindaco uscente si è dato anche ai selfie, ma le inquadrature risultano ancora da principiante, un poco deformati. Non se n’è accorto, Tagliani, ma un suo tweet pesca nell’immaginario persuasivo dove ha pigliato ispirazione anche il giovin Alessandro Balboni, Fratelli d’Italia. Entrami sono ricorsi all’ordine secco dello Zio Sam: I Want You , cioè Ti voglio, indirizzato all’arruolamento nell’esercito stelle e strisce.
Se diversi si sono digitalizzati, almeno due aspiranti sindaco hanno invece mantenuto un assetto tradizionale. Francesco Rendine col suo Gol (Giustizia Onore Libertà) in movimento con l’auto-gadget (multabile secondo la Morghen, e a me stava scappando auto-gol) munita all’antica di megafoni, ieri volantinava al mercato, svettante e in abito scuro. Ieri pomeriggio ci mancava il suo affondo dialettale. Anche Giuseppe Fornaro per Valori di Sinistra ha rispettato un armamentario coerente: bandiere rosse e l’Internazionale.
Molto interessante la strategia di propaganda portata avanti dal radicale Mario Zamorani. Anch’essa elettronica, ma nel senso della bilancia da bagno alla quale è ricorso in tempi non sospetti (più o meno) per certificare che lo sciopero della fame davvero lo faceva. Ragione: protestare contro quell’“ordinanza restrittiva” che per qualche minuto ha visto coalizzati i sette altri contendenti di Tagliani, sotto lo scalone del municipio. Ma Zamorani non è ricorso a botte e pacche del genere “quei bastardi”, anzi. Si è alleato con il Movimento Italiano per la Gentilezza sollecitando le buone maniere in ogni cantone, dagli uffici pubblici in strada. Uomo raffinato.
Il cattolico di Comunione e Liberazione, nuovocentrodestrista con connessione Ppi e Udc, Francesco Fersini ha invece optato per la squadra, la sua squadra, cercando di erodere l’area moderata di Anselmi. Motorizzata la campagna elettorale di Marica Felloni di Ferrara Futuro Insieme. Ha fatto la pendolare con il suo furgoncino tra il Grattacielo e l’Agenzia delle Entrate.
Dopo l’avvio annacquato e frigido, la campagna elettorale ha conosciuto momenti bruschi e tosti, ma anche di inaspettato sarcasmo. Il Pungiglione ha scorso la pagina Facebook M5S di Ferrara ed è incappato in tentativi più o meno riusciti di satira parapolitica per grillinizzarsi meglio. Tra le tante amenità trapela una foto di Renzi comparata con una del comico britannico Mr. Bean. Esiti irresistibili. I pentastellati - brutto sinonimo che ricorta il Pentothal, il siero della verità - sono anche dei provetti rimontatori di video. Hanno postato infatti il comizio videoripreso di Tagliani in piazza Savorarola con inserti tutti loro. Titolo: “Le comiche alla ferrarese”, sottotitoli scelti: #tizianostaisereno e #stiamoarrivando. I grillini hanno inserito nella sequenza anche dei pezzi forti di Totò e commenti grafici. Uno dei tanti di tipo bonario: “che figura di m...”. La campagna non ha brillato, tant’è che il Pungiglione deve rivelare il suo imbarazzo e la sua delusione. Triste Pungiglione. Neanche ha potuto assillare i big della politica nazionale che a Ferrara non si sono visti. Beh, no. Le uniche rilevanti sono state le due ministre del governo Renzi, la Boschi e la Moretti, che però big non sono. Si sono ferraresizzati la Meloni e La Russa per la sfera degli ardenti della Fiamma. La Zadro ha portato Tabacci. Di Renzi neanche l’ombra, seppure è transistato sulla via Emilia fra Modena e Reggio (noi siamo periferici). Neanche Grillo s’è visto, nonostante il debutto, la benedizione di M5S in una città nella quale lui riscontrerebbe la “peste rossa” e la Morghen vede il perpetuarsi del sistema democristiano da sessantotto anni. Insomma, nessuno dei papaveri qui ha dato un aiutino. Nemmeno il leghistissimo Matteo Salvini che - fortemente atteso - alla fine ha dato forfait preferendo manifestare a Bologna sotto la casa dell’Euro Pater Romano Prodi piuttosto che sostenere la causa leghista estense, e quindi il centrodestra di Anselmi, e perciò il fortino bondense di Alan Fabbri. Ergo: a Ferrara si sa già come va a finire? oppure che Ferrara s’arrangi? Zzz