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L’Italia l’è malàda. Andare a votare: le farà bene

L’Italia l’è malàda. Andare a votare: le farà bene

Il fondo domenicale del direttore Stefano Scansani

25 maggio 2014
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di STEFANO SCANSANI

Le dodici stelle oro della bandiera della Ue sembrano l'aureola della Madonna nel mese dei rosari. E l'Inno alla Gioia di Beethoven si fissa in testa come capitava con le vecchie litanie nell'astratto latino, lingua del mondo. L'Europa è così sacrosanta che poco e male se n'è sentito parlare nella catena dei giorni della propaganda. Euro assassino o prodigioso; unità ma solo per i banchieri e d'ausilio al panzer tedesco; libero mercato ma anche continente senza frontiere, saldo a nord, colabrodo a sud.

E poi con il confronto dialettico che spappola il Paese e con la soluzione della crisi che sta nel più remoto dei pensieri, l'Italia merita l'ultimo banco, incute spavento, produce tachicardia tra i partner. I quali, euroscettici o no, bene o male, forte o piano, vanno rimettendo in moto i loro motori economici. Sta capitando in Spagna e in Grecia. E noi qui, sempre e ancora presi dall'analisi dell'insulto, nell'attesa della replica. Inorriditi o divertiti. E' una malattia, la quale, purtroppo non è politica (troppo facile), ma sociale (dannatamente grave).

"L'Italia l'è malàda", è il titolo di una canzone popolare ormai ultracentenaria. La terapia immediata di questo male nazionale che non passa è andare a votare. Partecipare tutti, ma non per quella retorica del diritto-dovere che per decenni ha mutato un principio democratico in dio-ti-vede, attento-perdi-i-diritti, senso-di-colpa. Si deve votare per partecipare al salvamento del Paese. Ho usato un termine da pronto soccorso e, più che altro, in uso negli interventi per chi va annegando. E' così.

Per intenderci: l'espressione del voto è un collante, ha il significato del compimento di un gesto insieme, all'interno di un unico, preciso, formidabile perimetro.

Anche gli anti-euro, gli anti-unione, i super-nazionalisti, gli iper-secessionisti hanno candidato loro rappresentanti per il Parlamento Ue. Il quale, quindi, a qualcosa serve, è necessario.

Che poi il voto per la bandiera con le dodici stelle abbia o non abbia ricadute sul quadro politico, gli equilibri e l'esecutivo nazionale, è un altro discorso. Consiglio - al di là della fiumana di parole, insulti, idiozie, previsioni e minacce degli ultimi giorni - di attendere domani mattina. Di fronte ai risultati assisteremo precipitevolissimevolmente a virate di giudizi, mutazioni di idee, ritirate e assalti. Ne abbiamo sentite di cotte e di crude fino a ieri: c'è stato quello che si è detto oltre Hitler e autoeletto erede di Berlinguer, che ha promesso la guerra, processi popolari web e tanta pace alla Gandhi; quell'altro che ha accusato il primo di evasione (lui!), dittatura e omicidio; e quell'altro schiacciato dentro le trappole del suo partito e incartato nella cantilena degli 80 euro che rischiano di entrare in concorrenza con le dentiere promesse dal secondo. Siamo europeisti, in bolletta e sdentati.

Ricordo che ai tempi della Prima Repubblica, prima di Tangentopoli, con Almirante, Andreotti, Craxi, Berlinguer in sella, appena fuori dalle sezioni elettorali circolava un invito e una domanda in dialetto, buoni solo per quelle circostanze: "Vota ben!" e "At vutà ben?".

Siccome tutti più o meno credevano ciecamente nella segretezza del voto coglievano nell'invito e nella domanda dei famigliari, degli amici, dei rappresentanti di lista (plananti come le poiane) non un intention-poll oppure un exit-poll. Ma un buon auspicio. Votare bene. Votare fa bene. E se poi capita a Ferrara la positività si compie per l'istituzione più vicina, di casa, che ci riguarda metro per metro e giorno per giorno. Certo, anche per la sicurezza, la geotermia, le buche nelle strade, l'ospedale a Cona, piazza Trento e Trieste, il post terremoto, l'occupazione giovanile, la città del buon vivere, gli assetti culturali, la capitale del rinascimento, l'università diffusa, l'isolamento campestre, lo sposalizio col mare, se essere assolutamente emiliani o scommettere sul Po e il vicino lombardoveneto.

Sono temi pochissimo squillati nei giorni trascorsi, ma che troveremo tutti, tanti, tosti non appena spalancheremo porte e finestre sulla giornata di domani. Siate europei, siate ferraresi. Votare fa bene.

s.scansani@lanuovaferrara.it