La Nuova Ferrara

Ferrara

Maxifrode all’acciaio Le prove da ‘congelare’

Maxifrode all’acciaio Le prove da ‘congelare’

Processo Ciancimino, incidente probatorio per interrogare due imputati Furono loro ad accusare per primi i vertici e i fornitori coinvolti nell’inchiesta

25 maggio 2014
2 MINUTI DI LETTURA





Le dichiarazioni di due coimputati del processo alla «maxifrode all’acciaio» - che vede tra gli accusati Massimo Ciancimino (figlio di Vito, l’ex sindaco di Palermo colluso con la mafia) - debbono essere congelate, blindate: per questo motivo all’udienza di ieri la procura ha chiesto e ottenuto un incidente probatorio, fissato per sabato prossimo, in cui verranno raccolte in udienza le dichiarazioni di Giulio Galletto e Matteo Luigi Padoan che negli anni scorsi, nei primi atti dell’inchiesta condotta dai pm Cavallo e Porto, accusarono i fornitori dell’acciaio di essere ben consapevoli dei trucchi per evadere Iva. I due, oggi a processo, hanno chiesto riti alternativi, sui quali dovrà decidere il giudice Monica Bighetti. Uscendo dal processo, però, i due imputati potrebbero, una volta chiamati in dibattimento, non confermare le accuse: pertanto con l’incidente probatorio deciso ieri all’udienza, la procura intende tutelarsi per blindare l’accusa nei confronti soprattutto di Massimo Ciancimino, Gianluca Apolloni e Patrizia Gianferrari (ritenuti i vertici della maxifrode) e i fornitori tra cui la Ravani Acciai (imputato Sauro Ravani) e la Efinox di Ermanno Faini: fornitori accusati, a vario titolo, di frode fiscale e associazione a delinquere finalizzata alla frode assieme a Ciancimino e altri (20 persone, tra queste le imprese di compravendita acciai) ora sotto processo in parte a Ferrara e in altri tribunali dove i vari processi sono stati spostati per competenza (Reggio Emilia, Modena, Verona e Pesaro). Secondo l'accusa tutti, chi comprava e vendeva acciaio, avrebbero inventato a tavolino trucchi contabili che permettevano di abbattere l'Iva e avere, di fatto, vantaggi sui prezzi di mercato. Secondo la procura tra il 2007 e il 2010 gli imputati avrebbero realizzato, con ruoli diversi, una "truffa carosello" che avrebbe fruttato 130 milioni di euro tra evasione fiscale (100 milioni) e Iva imposta ai compratori e non versata allo Stato (30 milioni). Secondo gli inquirenti oltre a Ciancimino, ai vertici c'erano Patrizia Gianferrari, Gianluca Apolloni e Paolo Signifredi, tutti rimasti al vaglio del tribunale ferrarese. Ferrara secondo la procura era infatti uno dei nodi cruciali dell'organizzazione con Mario Carlomagno, Mario e Massimiliano Paletta ed Elena Pozzati. Tra gli imputati anche Sauro Ravani, titolare della Ravani Acciai (pur per una posizione marginale, da sempre si è detto estraneo alle accuse), Alberto Donini, Ermanno Faini, Ennio Ferracane, Valter Lotto, Antonio Nobile, Giancarlo Paci, Giancarlo Rinaldi, Giancarlo Vignudini, Matteo Luigi Padoan e Giulio Galletto, gli unici due che hanno chiesto riti alternativi.