La Nuova Ferrara

Ferrara

Arrestato l’ex ministro Blitz da Ferrara a Roma

di Daniele Predieri
Arrestato l’ex ministro Blitz da Ferrara a Roma

Procura e finanza scoprono soldi pubblici nel conto privato in Svizzera di Clini L’accusa: distratti 3 milioni dai fondi del ministero dell’ambiente investiti in Iraq

27 maggio 2014
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Hanno seguito i soldi e la carta: 54 milioni di euro investiti dal ministero dell’ambiente italiano in Iraq, per far rivivere l’Eden tra i fiumi Tigri ed Eufrate distrutto da Saddam Hussein e montagne di fatture false, per operazioni inesistenti, che hanno fatto il giro d’Europa. I soldi, una volta accreditati alla Nature Iraq ad Amman in Giordania, poi venivano centrifugati, spostati e lavati nelle società delle isole Vergini e dei Caraibi. Alla fine gli inquirenti hanno scoperto che una parte dei soldi, dopo le triangolazioni da Roma ad Amman, da Amsterdam e Dubai, con deviazioni verso i paradisi fiscali, finiva in una banca a Lugano: qui erano custoditi i conti correnti di persone riconducibili all’ex ministro dell’ambiente Corrado Clini e ad un ingegnere di Padova, Augusto Calore Pretner: in quei conti c’erano 3milioni 174mila euro «distratti», forma elegante usata dagli inquirenti per parlare di appropriazione personale dei fondi per il progetto «New Eden» in Iraq. Per questo motivo, per soldi pubblici presi da un dipendente pubblico, sono stati arrestati ieri mattina l’ex ministro Clini e l’ingegnere Pretner, accusati di concorso in peculato, poichè Clini all’epoca dei fatti, tra il 2007 e 2011, era direttore generale del ministero ambiente, stesso ruolo che ricopre oggi dopo la parentesi da ministro. Clini avrebbe «distratto», per uso personale, 1 milione, il resto Pretner, socio dello Sgi (Studio Galli Ingegneria) di Padova e una piccolissima parte una terza persona, deceduta. Gli arresti di ieri mattina sono la prima conclusione di una inchiesta aperta (e che va ancora avanti) l’estate scorsa da guardia di finanza di Ferrara e procura cittadina (coordinata dai pm Nicola Proto e Filippo di Benedetto con la supervisione del procuratore capo Bruno Cherchi).

Una inchiesta che ha trovato radici qui a Ferrara, perchè in città ha una delle proprie sedi lo Studio di ingegneria Med srl (oltre ad uffici in tutta Italia), dove arrivavano le fatture per operazioni inesistenti emesse dalla olandese Gbc, società di servizi di Amsterdam che si prestava anche ad essere «cartiera» internazionale: ossia produceva carta falsa, carta che ha portato gli inquirenti a scovare le prove per l’inchiesta. Tutto era partito, dunque, seguendo la traccia delle fatture tra Olanda e Ferrara per un progetto che finiva in Iraq, e da allora l’inchiesta è decollata. Fino agli sviluppi di ieri mattina, decisi per il pericolo di «reiterazione» del reato, perchè sia Clini che Pretner hanno ancora ruoli decisionali nel progetto in Iraq, visto che i finanziamenti non sono ancora stati completati (57 milioni la cifra totale) come ha spiegato ieri mattina il procuratore capo Bruno Cherchi. Da qui l’emissione degli ordini di custodia emessi dal gip Piera Tassoni. Clini e Pretner sono da ieri agli arresti domiciliari, nelle proprie abitazioni, a Roma e Padova, dove da ieri mattina fino al tardo pomeriggio si sono susseguite le perquisizioni, alla ricerca di altre prove. Essendo Clini ancora direttore generale, la segnalazione dell’atto giudiziario è stata notificata anche al Ministero dell’ambiente. Arresti domiciliari accolti dal giudice, che ha tuttavia - come si apprende - bocciato la custodia in carcere richiesta da procura e finanza a conclusione della vertiginosa inchiesta. Una indagine che - in chiave europeista, d’attualità in questi giorni - ha messo in luce la grande collaborazione tra gli uffici giudiziari europei. Occorre ricordare infatti che era stata la polizia tributaria olandese a scoprire, l’estate scorsa, le fatture sospette (perchè false) emesse dalla società Gbc di Amsterdam alla Med ingegneria di Ferrara. La polizia olandese (la Fiod di Harlem) segnalò il fatto all’Eurojust, organismo con sede all’Aja e da qui a Roma dove il magistrato competente per frodi fiscali europee segnalò il fatto alla procura di Ferrara. Questa fu la prima fase che vide indagini a tutto campo, per una serie di reati dalla frode fiscale alla corruzione e riciclaggio di denaro, tuttora in corso e che vede ad oggi una decina di indagati e tra questi i titolari della Med, società di ingegneria ferrarese. Una collaborazione che ha visto e vede tuttora al lavoro gli inquirenti di Ferrara a stretto contatto con Eurojust (sono state eseguite tre rogatorie in Olanda e una in Svizzera) e con procura e finanza di Roma e quindi procura e polizia federale di Lugano: tutti al lavoro su tranche di inchieste autonome e coordinate per non sovrapporsi. Un’indagine europea che ha messo in luce trucchi per eludere i controlli, sintetizza il procuratore Cherchi : «Del progetto in Iraq si sapeva cosa si doveva fare e i costi, ma non c’era nessuna rendicontazione sulle cifre investite». E senza controlli, soldi e carte giravano in mezzo mondo.