Danno erariale per oltre 90mila euro
Caso Paltrinieri: i giudici condannano la presidente della Provincia, sei assessori e due funzionari. Ecco le motivazioni
Per sanare la contestata assunzione di Manuela Paltrinieri a capo di gabinetto della Provincia bisognerà sborsare 93mila euro. A tanto ammonta il risarcimento stabilito dalla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna, che ha condannato la Presidente Marcella Zappaterra, sei assessori della sua giunta, l’ex dirigente delle risorse umane e l’ex segretario generale a rifondere l’ente pubblico in varia misura. In particolare, il conto finale per la Presidente è di 17.700 euro, per gli assessori ammonta a 11.800 euro ciascuno, per la dirigente risorse umane a 3.350 euro e a 950 per il segretario generale. In sostanza, secondo i magistrati della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti (presidente Luigi Di Murro, consiglieri Marco Pieroni e Francesco Pagliara), a Paltrinieri venne corrisposta una retribuzione eccessiva nel corso del suo incarico, dal 6 luglio 2009 al 22 marzo 2013 quando, all’esplodere della polemica, si dimise «per motivi personali».
La sentenza, depositata l’8 maggio scorso, accoglie solo in parte le richieste della Procura regionale della Corte dei Conti, che - ritenendo nullo l’intero contratto - aveva quantificato il danno erariale in 226.000 euro, comprendendo quindi sia i quasi 85mila euro percepiti come trattamento economico fondamentale, sia i 141.257 corrispondenti all’emolumento unico omnicomprensivo.
Ed è proprio su quest’ultimo, ovvero sull’indennità “ad personam”, che si è concentrata la censura dei giudici: un salario accessorio definito «esorbitante» perché ben superiore al tetto stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro. In base all’inquadramento di Paltrinieri (livello C1) avrebbe dovuto essere di poco meno di 44mila euro. A cui aggiungere, concedono i giudici, un 30% in più «in considerazione del maggior apporto lavorativo, quantomeno di ordine temporale, ragionevolmente connesso allo svolgimento delle funzioni di capo di gabinetto». Facendo le somme «il danno erariale complessivo deve ritenersi equitativamente determinabile nella misura di 93mila euro».
Oltre al salario salato, la procura aveva mosso altre contestazioni, che però i giudici hanno respinto. A cominciare dal titolo di studio di Paltrinieri, diplomata perito tecnico commerciale e non laureata e pertanto, sempre secondo la procura, incompatibile a ricoprire «funzioni apicali» di capo di gabinetto. Al contrario i giudici, nelle 70 pagine di motivazioni della sentenza, non hanno ravvisato alcuna «irrazionalità» nell’assenza del titolo di laurea, essendo quello ricoperto da Paltrinieri un incarico fiduciario. Nè la procura, aggiungono «ha sviluppato argomentazioni intese a dimostrare l’inadeguatezza del curriculum» di Paltrinieri, in quanto «pur priva di laurea, era professionalmente idonea all’espletamento delle mansioni di ausilio politico-istituzionale del Presidente».
Non fondata, scrivono ancora i giudici, la contestazione circa l’inquadramento professionale di Paltrinieri, che ricoprendo funzioni dirigenziali avrebbe dovuto essere un livello D e che invece, non essendo laureata, era un livello C. In realtà sarebbe risultato censurabile il contrario: ovvero attribuire un livello D a un non laureato. Per questi motivi è stata dunque respinta la richiesta di annullamento del contratto, che se fosse stata accolta avrebbe determinato un danno erariale ben più consistente, pari ai 226mila euro quantificati dalla procura.
Ma pur in presenza di un danno minore rispetto a quello ipotizzato, i giudici non mancano di ravvisare «l’arbitrio», nonché «una condotta gravemente colposa» da parte della giunta dell’approvare la delibera “incriminata” e dei due funzionari (ora in pensione) che «nelle rispettive qualità del parere di regolarità e di segretario generale avevano l’obbligo di segnalare alla giunta la violazione».
Alessandra Mura