La Nuova Ferrara

Ferrara

Intervento per salvare il duomo malato

Intervento per salvare il duomo malato

Installati nella cattedrale otto strumenti che impediscono all’umidità di danneggiare le pareti. A breve parte il recupero

29 maggio 2014
2 MINUTI DI LETTURA





La Cattedrale di Ferrara, riaperta due mesi dopo il grande sisma del 20 maggio 2012, ha bisogna ancora di lavori di restauro. Come ha anche anticipato l’ingegner Giuliano Mezzadri che da due anni segue le fasi di recupero della monumentale basilica c’è bisogna di lavori per recuperare ulteriormente il duomo lesionato. Prima di procedere ai lavori di restauro è stato reso necessario l’applicazioni di dispositivi che eliminano l’umidità e provvedono a migliorare lo stato di salute dei muri. Per questo, sono stati installati nei giorni scorsi dei dispositivi per impedire all’umidità di creare ulteriori danni alle pareti e alle colonne del duomo.

«Questa installazione concordata con il Capitolo della Cattedrale di Ferrara - dichiara l’ingegnere Paolo Malavolta - è un intervento non invasivo e propedeutico al ben più rilevante del restauro che sarà avviata nel corso del prossimo anno, al fine di consolidare la struttura della chiesa cristiana più importante della diocesi dopo essere stata colpita dal sisma di due anni fa. L’installazione del Tergomatic eseguita dai tecnici della azienda Melloncelli in questi giorni serve a bloccare gli effetti causati dall’umidità di risalita capillare che colpisce i muri e di conseguenza gli intonaci presenti su di essi provocandone il distaccamento ed il continuo intervento di restauro. Come è noto gli effetti dell’umidità di risalita infatti in funzione del tipo di laterizio colpito manifesta nei tratti della parete che va dalla base del pavimento all’altezza di circa un ottanta centimetri, un metro circa, fenomeni come macchie di umidità e scoppio dell’intonaco».

L’intervento d’installazione permette di bloccare l’umidità di risalita capillare risolvendo definitivamente questo problema in modo tale che un intervento successivo di rifacimento degli intonaci li renda non attaccabili da questa problematica. Cosa che invece si verificherebbe dopo un restauro anche con le bio calci più traspiranti che oggi sono disponibili in quanto il fenomeno della risalita capillare provocherebbe a distanza di qualche anno ancora una volta la saturazione del materiale diventato igroscopico ed il necessario nuovo intervento di restauro.

«In questo modo - prosegue malavolta - i muri della cattedrale si presenteranno per i lavori di restauro del prossimo anno ben asciutti e nelle condizioni ideali per essere restaurati come previsto. La tecnologia adottata, non invasiva e applicata in modo molto semplice alla parete viene anche posizionata e nascoste, risulta così a zero impatto ambientale. Può inoltre essere anche disinstallata e rilocalizzata se necessario sempre grazie alla professionalità ed esperienza dei tecnici certificati della Melloncelli».