«Un nuovo progetto per la nave romana»
Comacchio, l’assessore alla cultura Carli fa il punto sullo stato del bene «Oggi si deve cambiare metodo di conservazione ma è molto difficile»
COMACCHIO. Che fine ha fatto la Nave Romana il cui carico si trova al Museo? A dare aggiornamenti sullo stato della stessa è l’assessore alla Cultura Alice Carli. «La nave romana di Valle Ponti, una volta portata in superficie, è stata affidata per la sua conservazione, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, all’Isituto Centrale del Restauro». «Il bene è di proprietà statale, come tutti i beni archeologici e la responsabilità sulla conservazione compete allo Stato. Il Comune di Comacchio può dare conto ai cittadini come portavoce e divulgando notizie ufficiali» E aggiunge, «All’epoca dello scavo della nave, si è deciso di conservare il bene in loco, costruendo un laboratorio di restauro a Comacchio, sia per la complessità della movimentazione sia per un radicamento del bene nella zona da cui proviene». «Si decise anche di non smontare l’imbarcazione, come si faceva di solito, perché -caso rarissimo - si trattava di una nave cucita. Il restauro del legno bagnato è uno dei campi più difficili e sperimentali, soggetto spesso a fallimenti e/o ad evidenziare problemi nel tempo. Negli anni '90 il cantiere del Vasa aveva segnalato l’efficacia del metodo del Peg (glicole polietilenico); oggi questo metodo è considerato superato ed evidenzia problemi nel tempo. Dunque si tratta di restauri sperimentali e ancora più sperimentale è quello della nave romana di Comacchio, perché attuato su un reperto di dimensioni enormi, una nave intera». Per tentare l'impregnazione di un oggetto così grande, sono stati costruiti due gusci attorno alla nave, uno all'interno del quale scorrono l’acqua e i trattamenti, l’altro più esterno di coibentazione. «Questo è il motivo per cui la nave non si vede e non si può neanche fotografare. Nel periodo trascorso, le sperimentazioni hanno portato all'abbandono del Peg e hanno evidenziato proprio nel caso del restauro della nave di Comacchio, l’inefficacia del metodo ad impregnazione con guscio esterno. Si deve oggi cambiare metodo. Non ci sono molti casi di restauri di navi condotti a buon fine. Sono stati fatti, a cura della Soprintendenza, alcuni saggi sulla conservazione del legno della nave attraverso carotaggi effettuati ad intervallo di qualche anno. Ne risulta che il guscio pieno d’acqua ha consentito di bloccare discretamente il degrado e far giungere la nave fino ad oggi».
«Oggi il relitto attende un nuovo inizio, un nuovo trattamento e un nuovo progetto. L’amministrazione comunale ha cercato di impostare un dialogo e un rapporto di sostegno reciproco con lo Stato, rinnovando e rafforzando gli sforzi tesi alla conservazione di questo bene comune».