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Trecciolino: eccomi ancora al Palio di Ferrara

di Gian Pietro Zerbini
Trecciolino: eccomi ancora al Palio di Ferrara

Il mitico fantino Bruschelli parla a ruota libera di cavalli, del glorioso passato, della corsa di domenica e degli animalisti

30 maggio 2014
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L’uomo, la favola, il mito. Luigi Bruschelli detto Trecciolino, 45 anni ma sembra ancora un ragazzo, è il fantino del palio in attività più famoso del mondo. Forte dei suoi 13 successi al Palio di Siena, a solo una lunghezza dal record di Aceto, è sicuramente l’uomo da battere domenica in piazza Ariostea, accompagnato da una leggenda che supera anche i confini nazionali. Arriva in redazione alla Nuova Ferrara accompagnato dall’amico Gabriele Mantovani, leader carismatico di Santo Spirito, che è riuscito dopo oltre vent’anni a farlo correre nuovamente al palio ferrarese per la sua contrada.

Bruschelli, a Ferrara lei ha lasciato bellissimi ricordi soprattutto per i contradaioli della Granata Svampante, ma indubbiamente anche per lei ci sono delle splendide rimembranze, visto che ha fatto una storica doppietta nel lontano 1992 e 1993?

«È vero, ricordo benissimo le due vittorie in piazza Ariostea, allora ero molto giovane ed erano le mie prime uscite importanti. Ho trovato subito un ottimo feeling con la contrada di Santo Spirito, un legame che negli anni si è consolidato grazie anche all’amicizia quasi fraterna con Gabriele Mantovani».

Come è nata la sua passione per i cavalli?

«Fin da piccolo ho sempre avuto una vera attrazione per i cavalli e già all’età di 8 anni cavalcavo e partecipavo alle prime corse. I miei genitori, estranei al mondo delle gare, hanno assecondato questa mia passione, che poi ho trasmesso a mio figlio di 18 anni e anche lui adesso sta muovendo i primi passi in questo ambiente che nel tempo è diventato il mio lavoro».

Il suo amico Mantovani quest’anno l’ha convinta a tornare a Ferrara...

«E io ho accettato di buon grado, è arrivato il momento giusto per tornare a vestire la casacca di Santo Spirito».

Che sarà gialloverde immagino, visto che è finita la maledizione del Bruco a Siena. Lo spieghi cosa voi fantini non fate per superstizione...

«È vero. Quando più di vent’anni fa venni a correre a Ferrara, c’era ancora la maledizione a Siena della contrada gialloverde del Bruco che non vinceva mai. Così ho scelto d’accordo con Mantovani di mettermi prima in arancione verde e poi solo in verde».

Lei parte favorito, ma sa benissimo che nelle gare è difficile rispettare il pronostico. Come vede la gara di domenica?

«Ci sono dei fantini molto bravi e preparati e dei giovani che ho visto crescere. Vedremo, quattro giri di pista sono tanti e bisogna gestire la corsa al meglio».

Che abbinata di cavalli ha portato?

«Due buoni cavalli, competitivi, si deciderà poi all’ultimo momento quale far correre».

Conosce il mossiere Milone?

«Sì, direi che è uno dei migliori in circolazione e sa farsi rispettare».

Lei è stato ospite in piazza Ariostea anche nel 2009 e poi tiene spesso i contatti con Gabriele Mantovani. Che tipo di cambiamento ha avuto il Palio di Ferrara rispetto agli anni in cui lei ha partecipato e vinto?

«Il Palio di Ferrara si è consolidato nel tempo, è una manifestazione molto bella e organizzata, che coinvolge in pieno la città. È sicuramente uno dei migliori in Italia».

La caratteristica ferrarese è però quella dove non corrono solo i cavalli ma ci sono pure le altre tre corse, anche se nel tempo ha decisamente preso più piede per importanza la gara con i fantini protagonisti?

«Ferrara deve mantenere questa peculiarità. È importante, per coinvolgere tutti i contradaioli, disputare la corsa dei somari, dei putti e delle putte. Anche questo è il bello del Palio di Ferrara».

Lei sa che a Ferrara spesso e volentieri gli animalisti protestano a fanno blitz antipalio, proprio per la corsa dei cavalli e soprattutto dopo i tragici fatti del 2006. Cosa si sente di dire agli animalisti che vi contestano?

«È comprensibile che loro cerchino visibilità in queste manifestazioni, ma posso garantire sul trattamento dei nostri cavalli che non possiamo che amare. Mi viene da dire che sarebbe meglio andare a protestare per i maltrattamenti animali dove c’è veramente bisogno, piuttosto che cercare facile visibilità».

Tornando alla gara di domenica, proprio non si vuole sbilanciare?

«Questo è il bello del palio incerto sino alla fine ».

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