Per Simoni è un genere aperto a diverse sfumature
La letteratura, di qualsiasi fattezza o colore, deve essere in grado di avvicinare le persone, superando la lettura in solitaria e magari al lume di un’abat-jour sul comodino. Proprio com’è successo...
La letteratura, di qualsiasi fattezza o colore, deve essere in grado di avvicinare le persone, superando la lettura in solitaria e magari al lume di un’abat-jour sul comodino. Proprio com’è successo tra i ragazzi dello staff di #GialloFerrara, che si sono trovati di comune accordo intorno a qualche copertina vintage. E lo stesso ha sostenuto anche Marcello Simoni, il testimonial del Festival in arrivo in città: «È molto difficile distinguere cos’è giallo, cos’è noir o cos’è thriller - ha iniziato lo scrittore -, perché si tratta di un genere narrativo che tende a inglobare tutto quello che c’è al suo esterno, assumendo infinite altre sfumature. Ecco, io la chiamo ibridazione dei generi e penso che oggi sia tendenza sempre più accentuata».
Simoni, che ha pubblicato I sotterranei della cattedrale (Newton&Compton, 2013), è riuscito a scrivere di un assassinio settecentesco dopo una serie di suggestioni, fuoriuscite a seguito di un ritiro urbinate con dei fedelissimi a Sherlock Holmes. Perciò la storia oltre che rapire e far perdere le tracce, deve sorprendere chi l’ha tra le mani. Bisogna uccidere i personaggi in modo originale: «Il pubblico non si accontenta più del solito cadavere con un pugnale in mezzo alla schiena - spiega Simoni - è necessario creare qualcosa di più creativo, la scenografia del crimine».
Il divertimento, quindi, sarebbe far scoprire al lettore un cadavere che lo conduca come nelle fiction televisive a chiedersi: «In che modo lo hanno ucciso? Questo muove il giallo. Infatti è un tipo di narrazione che mai ti darà delle risposte definitive; ovvero - conclude - al di là del colpevole, se è scritto bene chiuderai il libro con delle domande in testa».
Un’ombra di suspense che #GialloFerrara lascerà sui nostri ciottoli.
Matteo Bianchi
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