Il San Camillo ospedale di Comunità
Comacchio, dal primo giugno è scattata la conversione. Cambiamenti in vista anche a Copparo e Bondeno
COMACCHIO. Detto, fatto. Mentre i membri della Consulta popolare per il san Camillo continuano ad occupare ormai da mesi il secondo piano della struttura, l’Ausl porta avanti i suoi progetti e dal primo di giugno ha preso il via l’applicazione del “Piano strategico di riorganizzazione e sostenibilità della sanità ferrarese per il 2013-2016: riconversione degli stabilimenti ospedalieri di Copparo, Comacchio e Bondeno in Ospedali di Comunità”. Nello specifico l’Azienda ha approvato lo scorso 29 maggio il modello organizzativo e quindi è scattata la fase sperimentale. Testualmente, “in attuazione delle linee regionali sulle nuove forme di assistenza sanitaria, nei suddetti presidi cessano tutte le funzioni ospedaliere e vengono attivate le seguenti strutture intermedie: ospedale di comunità di Copparo e Comacchio 20 posti letto, per quanto riguarda invece Bondeno (sempre 20 posti letto) l’attivazione avverrà al termine dei lavori di ricostruzione post-terremoto”.
Tutto questo perché, in estrema sintesi, “in un contesto di riduzione del finanziamento del Fonda sanitario nazionale e di riorganizzazione della rete ospedaliera, occorrono azioni di sostenibilità nell’ambito delle cure primarie di razionalizzazione e di miglioramento nell’efficienza dell’offerta dei servizi sanitari”. In questa ottica la delibera del Direttore generale Paolo Saltari datata 26 maggio ad oggetto “Cessazione attività di ricovero in degenza ordinaria e day Hospital a Copparo, Comacchio e Bondeno e quindi la riconversione delle stesse strutture in “Ospedali di comunità”.
Quali, a questo punto, i prossimi passi? Il direttore generale invita a procedere alla realizzazione delle importanti trasformazioni sul piano organizzativo, clinico e assistenziale che il nuovo modello comporta attraverso una prima fase sperimentale, la cui conclusione è prevista entro l’anno in corso, necessaria per consentire il graduale passaggio di competenze e delle connesse responsabilità e, contestualmente, apportare eventuali modifiche che si rendessero utili per una migliore più efficiente attuazione della progettualità”. Insomma, si cambia e a quanto pare questo è solo l’inizio. E se secondo l’Ausl gli accordi ci sono e vanno rispettati, il presidente e portavoce della Consulta Manrico Mezzogori sarebbe pronto all’ennesima manifestazione convinto che «l’ospedale di Comacchio non si tocca e certo non può diventare una Casa della salute vista l’importanza strategica dello stesso. Dall’Ausl hanno sempre raccontato e raccontano quello che vogliono. I nostri politici devono prendere posizioni nette perché altrimenti vedremo pian piano sfumare un diritto fondamentale, quello alla salute, senza che nessuno, Consulta a parte, abbiamo mosso un dito».