Il Furnas si aggiudica il premio Cosetta Coluccia
Copparo, per il rione biancoarancio è la quinta affermazione consecutiva Secondo posto per la Dezima, poi Mota, Corte Ducale e Crusar
COPPARO. Lunedì sera, il Furnas si è aggiudicato il premio Cosetta Coluccia per la sfilata storica, nella prima delle serate di piazza del 37° Palio di Copparo. Il drappo, offerto dal Lions di Copparo è stato dipinto da Nicola Martorelli. Per il rione Biancorancio, 297 punti, è la quinta affermazione consecutiva in questa sentitissa competizione. A seguire la Dezima, con 272 (e la toccante dedica al “Gatto”, Alessandro Gozzi, scomparso pochi mesi fa), il Crusar con 258, la Mota con 242,25 e la Corte Ducale a 227. Cominciava la corte con la storia di Laura Boccacci Dianti, scrupolosamente preparata e con pregevoli movimenti, ma da considerare veloce solo in confronto alle ultime prestazioni della Ferrari, e senza guizzi particolari. Poi la Dezima, con la rappresentazione d'epoca di un mito greco, quello di Apollo e Selene, con il dio del Sole e quella della Luna che si innamoravano, con le eclissi come momenti di incontro. Rappresentazione bella e ben costruita, con buoni tempi scenici. Unica pecca, pare, la mancanza di un inquadramento storico definito per la scena. Poi, la Mota. I rosaverde hanno portato in piazza l'arrivo a Ferrara degli ebrei cacciati dalla Spagna . Recitazione di buon livello, bella l'azione. Il Furnas proponeva , partendo da un quadro di Tiziano, che ne discuteva la realizzazione con un servitore, la riproduzione del mito di Arianna e Bacco. Unica pecca la presenza di corpi piuttosto nudi, non proprio aderenti ai costumi dell'epoca, ma una bella realizzazione, ottima recitazione e contesto storico individuato e perfettamente riproposto. Per ultimo, il Crusar, con la storia di una dama che prendeva piuttosto male un pettegolezzo nei suoi confronti, facendo avvelenare i colpevoli delle maldicenze. La scena era definita finale a sorpresa, ma quando al banchetto si univano frati incappucciati con le fiaccole accese era abbastanza evidente che ci sarebbero stati più morti che nell'Amleto. Bella prova di recitazione di Elena Bellettini, bravissima ad esibirsi in una stridula interpetazione di una dama che faceva sembrare sportiva e tollerante la strega cattiva di Biancaneve, ma la proposta scenica era molto compressa, con un sentore di eccessivo affollamento e scena non storicamente inquadrata.(a.b.)