«La ristorazione abusiva muove 33 milioni di euro»
I dati di Fipe-Confcommercio. Ferrara è al penultimo posto, Bologna al primo Un danno per il fisco. Una proposta di disciplina verrà presentata ai sindaci
L'abusivismo nel mercato della ristorazione vale in Emilia-Romagna circa 400 milioni di euro, 136 milioni di euro di valore aggiunto e la perdita di gettito di 54 milioni di euro. Sono dati resi noti dalla Fipe Confcommercio, la più grande federazione italiana che associa i pubblici esercizi. e, secondo queste tabelle, il record del fatturato “abusivo” si tocca a Bologna (81 milioni), seguita da Modena (57 milioni), Rimini (42 milioni) e Reggio Emilia (40 milioni). La provincia di Ravenna con oltre 37 milioni di euro è al quinto posto in regione (con una perdita di imposte stimata in sei milioni di euro) e precede Parma (37), Forlì-Cesena (36,5), Ferrara (33) e fanalino di coda (o per meglio dire più 'legale) Piacenza (27,3). dove si “fanno tutti questi soldi? In ristoranti all'interno di in falsi agriturismi, in bar-ristoranti in circoli culturali o sportivi-ricreativi e in finte sagre». tutto questo, dice la Fipe-Confcommercio, alimenta «un fenomeno che ha assunto dimensioni tali che è difficile ormai distinguere tra vere e false attività senza fini di lucro». A rilanciare i vari dati è la Confcommercio di Ravenna evidenziando, in un comunicato, come «nel caso dei circoli privati, ad esempio, è comune la prassi di rilasciare tessere al momento dell'ingresso a chiunque ne faccia richiesta senza alcuna partecipazione alla vita associativa che non siano quelle di mangiare, bere e ballare». E ora che arriva l'estate le preoccupazioni degli esercenti crescono. «Con l'avvento poi della bella stagione, assistiamo impotenti al proliferarsi di manifestazioni che, sotto la generica dicitura di 'sagre, esercitano vere e proprie attività commerciali che poco o nulla hanno a che fare con le sagre propriamente dette». Ora, «ferma restando la convinzione che le sagre siano un motore di sviluppo, una radicata tradizione e una forza coesiva importante del territorio», Confcommercio Ravenna dice anche che «a volte nel corso di tali manifestazioni vengono in realtà somministrati alimenti e bevande, in difformità con le vigenti normative igienico sanitarie, fiscali e di tutela sul lavoro. ciò si traduce in una concorrenza sleale verso gli operatori del settore che invece sono tenuti alla scrupolosa osservanza delle innumerevoli legislazioni in materia e a sopportare i relativi costi e oneri fiscali». Inoltre, «fattore ancor più grave», si rischia «una scarsa tutela della salute degli avventori se non si rispettano scrupolosamente le norme igienico sanitarie», afferma ancora Confcommercio. Proprio per limitare questo fenomeno la Fipe di Ravenna sta mettendo a punto «una articolata proposta di disciplina delle sagre, che verrà presentata ufficialmente a breve ai sindaci dei comuni della provincia ».
«Come Ascom ed attraverso l'Accademia - commenta il direttore generale Ascom Ferrara Davide Urban - intendiamo svolgere tutte quelle iniziative che valorizzino le eccellenze enogastronomiche per supportare un turismo a tema: un percorso che vede realizzate e con successo già numerose disfide: da quello del riso a quella del cappellaccio di zucca. La disponibilità al dialogo da parte di Ascom esiste - prosegue Urban - ho proposto all’ìassociazione sagre e dintorni, tramite il suo presidente Loris Cattabriga, di sedersi attorno ad un tavolo per avviare una serie di ragionamenti. Purtroppo fino ad ora la proposta non ha avuto seguito.Come Ascom collaboriamo già con alcune sagre, ad esempio quella di Montagnana dedicata al prosciutto Berico-Euganeo dove promuoviamo Ferrara attraverso i suoi prodotti. Ci sono sagre che promuovono i prodotti ed il territorio, vi sono realtà invece dove viene mascherata la ristorazione».