La Nuova Ferrara

Ferrara

Molestie sul bimbo, condannato il prete

di Daniele Predieri
Molestie sul bimbo, condannato il prete

Un anno e 4 mesi la pena decisa dal giudice, la difesa annuncia appello, la procura soddisfatta: «Ha tenuto la tesi d’accusa»

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In aula ci sono tutti, gli avvocati, i giudici, il prete imputato di molestie e l’uomo che denunciò le attenzioni sessuali del sacerdote sul figlio di 3 anni. Impiega pochi minuti, il giudice Silvia Marini per leggere la sentenza di condanna: 1 anno e 4 mesi di reclusione, e 20mila euro di provvisionale per i danni subiti, morali: la sentenza gela il sacerdote, 60enne e ferrarese da oltre un anno al centro di inchiesta e processo, condannato per la molestia sessuale sul bimbo di 3 anni, che faceva parte della famiglia che l’uomo di Chiesa con un atto di carità (così ha sempre detto) ospitava in casa propria. Un processo difficile che si è svolto davanti al giudice Marini in diverse udienze perchè la difesa del prete - fino a poco tempo fa reggente di una parrocchia cittadina - aveva chiesto e ottenuto prove, esami, perizie. Alla fine però ha tenuto la tesi della procura, del pm Ciro Alberto Savino che aveva chiesto una condanna a 1 anno e 2 mesi di pena, per la lieve entità del fatto (un episodio di molestie avvenuto il giorno del compleanno del bimbo) e lo sconto del rito abbreviato che consente la riduzione di un terzo della pena. Il pm Savino aveva condotto passo dopo passo le indagini e ieri a conclusione del processo, il procuratore capo Bruno Cherchi ha espresso, non per condanna e pena, «soddisfazione poichè ha tenuto l’impianto accusatorio della procura, mentre per quanto riguarda l’imputazione coatta contro cui è stato presentato ricorso in Cassazione per motivi prettamente tecnici, attendiamo il pronunciamento della Suprema Corte». Il procuratore si riferisce al processo parallelo in cui il prete è vittima di estorsione, mentre il padre del bimbo molestato è accusato di averlo ricattato per soldi e per la casa in cui la famiglia abitava. La condanna ha raggelato il prete e soprattutto portato il suo difensore, Claudio Maruzzi a dire di essere «sconcertato perchè non riesco davvero a prefigurarmi la logica che abbia potuto seguire il giudice nel ritenere il mio assistito responsabile del reato, quando per lo stesso fatto (il processo per estorsione, ndr) altro giudice, poche settimane fa, ha ritenuto plausibile l'accusa di calunnia (ti accuso sapendo che sei innocente) per lo stesso fatto contro il padre del minore». Secondo il legale che ha già annunciato appello contro la condanna, pur in attesa della motivazione «è comprensibile che il sacerdote viva questa decisione come una profonda ingiustizia e una persecuzione». Infine entrando nel merito degli atti, si chiede: «E' legittimo domandarsi se sia normale essere condannati sulla base di una denuncia dove l'accusa viene "descritta" con dei puntini di sospensione e riempita in corso d'opera a distanza di mesi. Faremo sicuramente appello e continueremo fino in fondo la nostra battaglia per l'affermazione della verità».