Un pesce cieco che sa contare
Scoperto grazie a una ricerca di Unife e dell’ateneo di Padova
Un pesce cieco che ha vissuto isolato durante gli ultimi due milioni di anni sotto la superficie del deserto somalo è in grado di contare. La sorpendente scoperta riguarda il phreatichtys andruzzii, che si è evoluto nelle acque sotterranee, in assenza di luce, fino all'adattamento estremo della perdita degli occhi. La ricerca è stata compiuta in collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie dell’università di Ferrara e il Dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova: i risultati sono stati recentemente pubblicati nella rivista scientifica 'The journal of experimental biology'. Con «nostra grande sorpresa- sostiene Cristiano Bertolucci, ricercatore in Zoologia di Ferrara - gli esperimenti svolti sul nostro pesce cieco hanno effettivamente dimostrato che è capace di discriminare tra gruppi di due e gruppi di quattro oggetti, anche se i due gruppi di oggetti presentati hanno la stessa area, lo stesso volume e la stessa densità». È probabile, prosegue Augusto Foà, professore ordinario della Sezione di Biologia ed evoluzione dell'ateneo di Ferrara, «che questi pesci abbiano compensato la cecità con un aumento della sensibilità percettiva della loro linea laterale, che quindi può aver permesso loro di effettuare la discriminazione numerica da noi scoperta». Nonostante viva in acque sotterranee, è già stata documentata nel phreatichtys andruzzii l'esistenza di un orologio biologico circadiano che, nonostante la mancanza di occhi, riesce a sincronizzare i propri processi fisiologici col ciclo di rotazione della terra scandito dal giorno solare di 24 ore.