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Condanne per la banda che usava lo storditore

Condanne per la banda che usava lo storditore

Sette anni per Comparone, pene da 20 mesi a 3 anni per altri tre componenti
Con furti e rapine avevano portato il terrore in diversi comuni della provincia

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MIGLIARINO. Quattro condanne e un’assoluzione per la cosiddetta banda dello storditore elettrico. Furti e rapine in giro per la provincia, ma anche spaccio: l’ultimo troncone dell’indagine svolta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Ferrara è andata ieri in archivio. Il giudice Luca Marini ha inflitto 7 anni e 2400 euro di multa a Pasquale Comparone, uno dei componenti più attivi della banda che portò il terrore in diversi comuni della provincia tra l’inverno e l’estate del 2012. Per Manuel Pironti la pena è di 3 anni e 1400 euro di multa; di 2 anni e 3 mesi e 740 euro di multa per Sara Luciani; di 1 anno e 8 mesi e 2mila euro di multa per Giovanni Di Masi. Assolta invece Valentina Pescara. Per tutti, tranne che per Comparone, il pubblico ministero Ombretta Volta aveva chiesto pene più elevate: 6 anni e 3mila euro per Pironti, 6 anni e 3mila euro per Luciani, 4 anni e 6 mesi e 28mila euro di multa per Pescara e 6 anni e 6 mesi e 28mila euro di multa per Di Masi; 7 annie 4mila euro di multa per Comparone. Per tre imputati il pm aveva proposto al giudice di non applicare le attenuanti generiche (Comparone, Luciani e Pironti), definiti «giovani di grande una freddezza e lucidità». Alcuni degli imputati, aveva sottolineato la pubblica accusa, non si incontravano occasionalmente, ma avevano organizzato un sistema per mettere a punto gravissimi reati.

In primo grado erano già stati condannati in rito abbreviato, lo scorso dicembre, Nicolò Ottaviani e Josh Ruggiero. Massimiliano Orlandini e William Librizzi avevano patteggiato. Restavano cinque posizioni, che sono state definite ieri. L’attività criminosa aveva toccato varie zone della provincia: da Rero a Ostellato, a Massa Fiscaglia, a Migliaro, a Lagosanto, Migliarino, Portomaggiore. Comparone era uno degli esecutori di furti e rapine insieme a Pironti. Luciani - secondo l’accusa - era la basista oltre a partecipare alle razzie. Tra i reati contestati c’era anche la ricettazione di auto (Comparone e Pironti), ma il grosso dell’accusa ruotava attorno a furti e rapine, oltre a reati di droga per Di Masi e Pescara. Dalle case sparivano monili, occhiali, macchine fotografiche, pc, televisori, decoder, play station, lettori dvd, automobili. Comparone, Luciani e Pironti, inoltre, assieme ad altri complici, avevano messo a segno una rapina nel giugno 2012 a Migliarino, minacciando le persone con uno storditore elettrico (taser); la stessa tecnica usata da Comparone, Luciani e altri complici ai danni di una barista di Migliarino. A Di Masi, difeso dall’avvocato Francesco Andriulli, era imputato lo spaccio di cocaina. Anche Pescara, l’unica assolta, difesa dall’avvocato Giovanni Montalto, era accusata del reato di spaccio e di una tentata rapina avvenuta nella casa di sua nonna.