Tassinari, la democrazia non ha migliorato il mondo
Dalla narrativa al saggio filosofico. Simonetta Tassinari, scrittrice e docente, cambia direzione e si interroga sulle sorti della democrazia. Dopo l'uscita di Mèxica. La bimba serpente (ed....
Dalla narrativa al saggio filosofico. Simonetta Tassinari, scrittrice e docente, cambia direzione e si interroga sulle sorti della democrazia. Dopo l'uscita di Mèxica. La bimba serpente (ed. Meridiano Zero, 2013), una storia ambientata nel ’500 durante la conquista del Messico, l’autrice torna in libreria con La miseria della democrazia ovvero la democrazia della miseria (ed. Pendragon, 2014), breve saggio diviso tra storia, filosofia e costume. Ma stavolta la Tassinari non ha agito da sola, ha scelto di scrivere il pamphlet a quattro mani in collaborazione con Antonella Presutti. «Si tratta di un lavoro semplice e diretto, rivolto a un pubblico ampio. Il saggio è - spiega la scrittrice - ironico in tanti momenti, a partire dal titolo che riecheggia l’opera di Marx La miseria della filosofia, ovvero la filosofia della miseria».
La tesi di fondo della Tassinari è tanto semplice quanto provocatoria e dissacrante e sostiene che la democrazia non sia affatto il migliore sistema di governo possibile. «Ai tempi dell'Ancien Régime (antico regime francese, ndr) soltanto l’1% della popolazione aveva in mano potere e ricchezza; poi venne la storica rivoluzione. Oggi - spiega - nelle attuali democrazie liberali, potere e ricchezza sono nelle mani dell’1,5% della popolazione. Cos’è cambiato in tutti questi anni? Praticamente niente. L'Ancien Régime non è mai morto e, come affermava Mark Twain: “Se votare fosse veramente importante, non ce lo farebbero fare”».
Tesi forte quella proposta dalla Tassinari e dalla Presutti, che spinge il lettore a farsi molto più che un paio di semplici domande. «Che cosa c’è in comune - scrivono le autrici - tra il cittadino del XXI secolo di un Paese liberale che, per conoscere il bilancio dello Stato, accende semplicemente la televisione; un vassallo medioevale che pone le sue mani giunte tra quelle del signore a cui promette auxilium et consilium; e infine un appartenente al Terzo stato del secolo XVIII che si lamenta di tributi considerati iniqui? Moltissimo: come, dal punto di vista genetico, tra uno scimpanzé e un uomo. Tante delle cose che consideriamo buone e attuali, originali e innovative del Liberalismo esistevano già nel feudalesimo e nell’Assolutismo, in una continuità storica sorprendente. Al contrario, ma simmetricamente, tante delle cose cattive e obsolete, decrepite e ingiuste dell’Assolutismo si ritrovano nelle democrazie liberali odierne...».
L’analisi portata avanti dalle due potrebbe portare a conclusioni inattese o forse spiazzanti. Sicuramente con La miseria della democrazia ovvero la democrazia della miseria hanno saputo coniugare diverse forme di scrittura e ciò ha evitato che l’opera, incalzante e a tratti ironica, si tramutasse nel cosiddetto “mattone” indigeribile.
Samuele Govoni
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