Un chilo di droga nell’armadio in casa
La coltivavano due giovani, un ferrarese e un rodigino. Ieri all’udienza il giudice libera il primo : «Era per uso personale»
Coltivava la droga, piante di cannabis, in casa dentro l’armadio. Lo faceva nella casa di via Schiavone, e la coltivava con un altro amico (per questa seconda persona la tranche è stata trasferita a Rovigo dove vi sarà la convalida dell’arresto) e alla fine la dividevano: insieme, M.T., 30enne ferrarese e il rodigino, coltivavano artigianalmente la droga con cura e tale capacità da riuscire a raccogliere oltre un chilo di foglie essiccate di marijuana.
Al ferrarese, in casa, sono stati trovati 586 grammi e per questo è stato arrestato dalla guardia di finanza che gli aveva trovato nell’appartamento la droga pronta, dopo raccolta e lavorazione. Ma al processo che si è svolto ieri, convalida e direttissima (poi rinviata) davanti al pm onorario Elisa Bovi e al giudice Debora Landolfi è riuscito tramite il suo legale a dimostrare al giudice Landolfi che la droga era coltivata solo per uso personale. Oltre mezzo chilo da fumarsi da solo in santa pace (e da quanto emerge, poichè non si conoscono nel dettaglio gli rodigini, anche l’altro aveva la stessa quantità). La tesi dell’uso personale deve aver convinto il giudice visto che il ferrarese dopo la convalida è stato rimesso in libertà e verrà processato per il reato di detenzione, il prossimo 17 luglio. Il suo arresto è scattato nei giorni scorsi quando gli ispettori della finanza, reparto antidroga, sono riusciti ad arrivare a lui tramite segnalazioni: «Quei due producono droga e la tengono in casa».
Il blitz in casa ha portato alla scoperta di 586 grammi di cannabis, pronta da fumare perchè già essiccata. Lui, ieri al giudice ha spiegato nei dettagli la tecnica con cui prima aveva coltivato e poi lavorato la droga, estraendone il principio attivo. Droga per un chilo che alla fine aveva spartito con il suo amico - assistito dall’avvocato Ciriaco Minichiello - che teneva la droga in casa nel rodigino e pertanto l’udienza di convalida si svolgerà presso il locale tribunale. Per quanto riguarda M.T., ha raccontato all’udienza di ieri mattina davanti alla pm Bovi e al giudice Landolfi e al suo legale Gianni Ricciuti anche come si è procurato l’attrezzatura.
Il suo legale ha preso atto della decisione del giudice, confermando che la droga era prodotta dal suo assistito non per fini commerciali ma privati.