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La CariFe a PopVicenza? Ferrara ferma e zitta

La CariFe a PopVicenza? Ferrara ferma e zitta

L’editoriale del direttore Stefano Scansani

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Che Ferrara rischi di perdere la sua banca non fa più notizia. Che nessuno dei candidati sindaco di Ferrara abbia detto forte e chiaro di voler affrontare la questione Carife, invece è una notizia.

D'accordo sulla non ingerenza e l'incompetenza in materia. Ma nella propaganda, nei programmi, nelle esternazioni che hanno fertilizzato la campagna elettorale, nessuno dei concorrenti si è esposto sul tema, pur rappresentando esso l'intima tragedia economica e finanziaria della città e del suo territorio. Siccome non lo hanno fatto gli aspiranti al municipio e solo se ne bisbiglia con fatali allargamenti di braccia e il timor panico di rendere più severa la già severa Banca d'Italia, provo io a fare un ragionamento.

Questa idea è suscitata dal fatto che il commissariamento di Carife ha ormai compiuto un anno e che recentemente l'istituto di corso Giovecca ha conosciuto l'avvicendamento di uno dei due commissari e le manovre d'interesse della Banca Popolare di Vicenza presieduta da Gianni Zonin. Un ricomissariamento e una prospettiva di assorbimento, dunque.

È evidente che la permanenza dei commissari conferma che il lavoro di verifica, controllo, risanamento non è concluso, mentre si dispiega la gamma dei destini della Cassa già smagrita e rassegnata. Umanizzo la Carife con un affetto dovuto alla vecchia cassaforte provinciale col suo reticolo di storie, rapporti, risparmi, investimenti. In verità sarà comunque la Banca d'Italia a decidere quale sorte toccherà al non più nostro istituto. Sono elementari gli interrogativi che ho captato nel periodo della sorveglianza stretta, degli eccessi sovraprovinciali, delle bulimie, dei gravissimi errori di passate gestioni e direzioni, delle ispezioni, dell'aumento di capitale, della nuova dirigenza e presidenza, del commissariamento. Questi sono gli elementari e anche ingenui interrogativi di strada: dopo il periodo di commissariamento, Carife tornerà libera e autonoma? Considerando le dure misure assunte a Ferrara, ciò che è successo in Carife è più grave di quel che è capitato in Mps? Perché mentre la sorte toccava a Carife, era già caduta Siena e nessuno vedeva Genova? È conveniente e strategico per Ferrara e i ferraresi lo shopping che la Banca Popolare di Vicenza va compiendo in diverse parti d'Italia?

Vengo al punto, politico. Nel senso della reattività che la comunità locale (cittadini, imprenditori, lavoratori, correntisti, azionisti, amministratori pubblici) potrebbe mettere in campo.

La risposta sommessa e anche intimorita che ricevo in perpetuo è del tipo "stiamocene fermi e zitti", e indica l'Organo di Vigilanza che in piena autonomia e autorità deciderà e provvederà. Certamente per la salute dell'italica geografia bancaria, che non fa rima con fisiologia del territorio.

La severa severità della Banca d'Italia è un tabù e può comunque diventare un alibi per la politica, che per l'appunto pare formalmente starsene "ferma e zitta".

ESEMPIO TOSCANO

Un esempio di mobilitazione però c'è, e viene dalla Toscana, proprio in dissenso con l'eventualità di una chiamata in causa della Banca Popolare di Vicenza nelle prospettive della Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio (sede ad Arezzo). Un gruppo di consiglieri regionali ha presentato una mozione trasversale per l'autonomia dell'istituto. La Banca dell'Etruria non è commissariata, ma sottoposta a un'OPA lanciata da quella veneta. Caso diverso dal nostro, quindi, ma molto interessante. L'aula ha approvato l'atto a maggioranza il 3 giugno, registrando l'astensione di Marco Taradash. L'obiettivo è dichiarato dalla nota dell'ufficio stampa di quella Regione: "Garantire la sopravvivenza sul territorio e il mantenimento della sede ad Arezzo con una forte governance espressione di meriti e professionalità locali".

In Toscana, quindi, la politica ai piani alti dell'assemblea legislativa regionale ha preso posizione impegnando il presidente e la giunta a intervenire sul Consiglio dei Ministri e la Banca d'Italia.

MOSSA POLITICA

Nel documento sottoscritto a Firenze, ad esempio, è premesso "che la Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio è il secondo Istituto bancario toscano in termini di presenza nel territorio, sostegno alle famiglie ed alle imprese e numero di occupati; che all'esito di due ispezioni da parte della Banca d'Italia ed in particolare di quella effettuata nel 2013 è emersa una situazione particolarmente critica per la Banca che presentava circa un terzo di crediti deteriorati, risultando necessario procedere ad una integrazione/aggregazione con altro soggetto di elevato standing anche per evitare eventuali ulteriori iniziative da parte dell'Organo di Vigilanza; che la Banca Popolare di Vicenza ha comunicato a Banca Etruria la propria disponibilità ad effettuare un'OPA offrendo una somma vicina a quella di listino, in modo che con un modesto impegno la Banca territoriale verrà successivamente incorporata da quella veneta, senza che sia stato presentato alle istituzioni un piano industriale che tenga conto delle specificità territoriali dell'istituto…".

Sempre la mozione dell'assemblea legislativa toscana sottolinea punti critici avvertiti in occasione dell'incorporazione della Cassa di Risparmio di Prato: "riduzione degli impieghi", "trasformazione degli sportelli in punti di raccolta e collocamento del debito (azioni e obbligazioni)", "ha rescisso tutti o quasi i contratti di servizio con aziende toscane". Il documento infine chiede "il perseguimento e lo sviluppo della missione della Banca dell'Etruria, a sostegno delle esigenze territoriali delle famiglie e delle imprese compresi gli assetti occupazionali almeno in Toscana".

QUARESIMA FERRARESE

Dunque si può fare. È possibile interrompere la quaresima di Ferrara del silenzio e dell'attesa, pretendere da chi ci rappresenta di fare una cosa inverosimile, esagerata, sovrumana per i fatalisti ferraresi: mettersi insieme ed essere presenti, compatti, in questo segmento di vita di Carife. Dal Comune alla Provincia, dai parlamentari agli uomini di Governo, dalla Regione alla Camera di commercio e alle organizzazioni di categoria. Ricordo solo ora di aver dimenticato un ultimo, elementare e anche ingenuo interrogativo di strada: perché la Cassa di Risparmio di Cento - che senza opportunismi e con totale rispetto sta servendo la piazza e tenendo il territorio - non potrebbe aggregare la Cassa di Risparmio di Ferrara? So poco o nulla di alte dinamiche e delle geografie bancarie venture, ma parecchio di come stiamo, chi siamo, cosa potremmo essere. Proviamo?

Stefano Scansani

s.scansani@lanuovaferrara.it

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