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L’esercito sommerso degli schiavi del gioco

L’esercito sommerso degli schiavi del gioco

Nel 2013 le persone prese in carico dal servizio del Sert sono aumentate del 122% «Quando arrivano da noi hanno situazioni debitorie disastrose»

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«La dipendenza dal gioco d'azzardo è una patologia che porta le persone coinvolte alla rovina, economica, sociale, personale». Sono queste le lapidarie parole con le quali le dottoresse Luisa Garofani e Rosangela Giovannini – responsabili del Centro per il trattamento del gioco d'azzardo patologico a Ferrara – definiscono la “azzardopatia”, un fenomeno in costante crescita, a Ferrara come nel resto d'Italia.

Secondo i dati diffusi dalla Regione Emilia Romagna i giocatori a carico dei Servizi Dipendenze Patologiche a Ferrara sono cresciuti dai 44 casi del 2010 agli 81 del 2013, con una variazione percentuale dell'84,1%. Sul territorio regionale l'incremento è stato del 121,8%. «Sono numeri esigui se si pensa ad altre dipendenze, ma questo non ne deve sminuire la portata. – ha aggiunto la Giovannini – A Ferrara si calcola che sia affetto da questa patologia il 3% della popolazione adulta e una percentuale che oscilla fra il 3 e il 5% della popolazione giovanile, più difficile da censire poiché opera soprattutto online. Molta parte del fenomeno rimane però sommerso, poiché si tratta di una patologia subdola e socialmente degradante».

L'identikit del giocatore patologico ferrarese è abbastanza chiaro: si tratta di persone con un'età media che si aggira sui 48 anni, il 75% dei quali uomini. La maggior parte di questi ha un lavoro stabile, una famiglia (solo il 14% risulta separato) e conduce una vita normale. «Quello che induce le persone al gioco patologico è il piacere – ha spiegato la Garofani – che non è un piacere da appagamento ma una fuga dai sentimenti depressivi, dalle ansie e dalle responsabilità. Ciò che il gioco per antonomasia significa - relazione, confronto, partecipazione - nella dipendenza da gioco d'azzardo diventa alienazione. Come la dipendenza da una qualsiasi sostanza stupefacente».

Quasi sempre sono proprio le famiglie che portano al centro per le dipendenze i malati di gioco d'azzardo e, al momento, il Centro di Ferrara ne ha in carico circa 140. «Quando arrivano a noi hanno situazioni debitorie disastrose, problemi di lavoro e socializzazione, quasi sempre noi siamo l'ultima spiaggia, alla quale le stesse famiglie approdano per recuperare il loro congiunto prima di una frattura definitiva. Noi mettiamo in campo psicologi, assistenti sociali e – quando serve – psichiatri», ha concluso la Giovannini.

A Ferrara, nel solo territorio cittadino, sono davvero tanti gli esercizi pubblici presso i quali si può giocare alle “macchinette”, ufficialmente chiamati dall'Agenzia del Monopolio “Amusement with prizes”, ovvero intrattenimento a premi: secondo la stessa Agenzia, sono più di 230, dislocate per la maggior parte in bar e tabaccherie. Attualmente non esiste un data-base di utilizzatori, ma diversi gestori riconoscono che l'utenza che investe tempo e denaro alle diverse tipologie di video-slot è ciclica e riconoscibile: si tratta insomma di clienti abituali.

Ingrid Veneroso