Prima di farci sfilare Carife, la politica dica la sua
Il dibattito sul futuro e le prospettive della più importante banca locale
di Andrea Gandini*
Per lo sviluppo di un territorio non è certo necessario che l'imprenditore sia “nativo del loco”. La mobilità cresce non solo per i dipendenti ma anche per imprenditori e imprese. Ciò che conta più che il luogo di nascita dell'imprenditore o dell’impresa è quanta occupazione e innovazione genera in loco. In Inghilterra le aziende “straniere” giapponesi dell'auto hanno generato 4 volte l'occupazione di Fiat in Italia. Così com’è importante l’insediamento di imprese di qualità che generano un effetto attrattivo su altre in un momento storico in cui ciò che conta sono le relazioni umane di prossimità.
La vicinanza geografica e fisica viene ritenuta dalle imprese oggi molto più importante di quel che si pensava. Viva quindi tutte le politiche locali (semplificazione burocratica, minori imposte, buone scuole, sicurezza, qualità della vita, servizi reali alle imprese,…) che possono rendere un territorio attrattivo. Questo vale anche per le banche?
Ferrara avrebbe un danno dal passaggio di CARIFE per esempio sotto l’egida della Banca Popolare di Vicenza? Il direttore de La Nuova Ferrara segnala che per esempio in Toscana c’è una forte preoccupazione nelle Istituzioni regionali e locali per l'eventuale acquisizione da parte della Banca Popolare di Vicenza della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio “senza che sia stato presentato un piano industriale che tenga conto delle specificità del territorio”. Cosa preoccupa i toscani?
E cosa dovrebbe preoccupare i ferraresi?
Che per esempio la "nuova banca" non elargisca più i circa 6 milioni di euro che ogni anno per molti decenni CARIFE dava a Comune, Provincia, Università, Sanità ed Associazioni locali e sportive per la valorizzazione del territorio?
Che i crediti alle imprese locali possano subire ulteriori restrizioni venendo a mancare la conoscenza (e la consuetudine) tra operatori locali delle imprese, delle associazioni di categoria, dei consorzi fidi e i funzionari della "nuova banca"?
Che in futuro prossimo anche chi si fregia del nome “popolare”, in nome del profitto, potrà disinteressarsi del territorio ferrarese e investire altrove penalizzando così il nostro già fragile tessuto imprenditoriale e creando ulteriori problemi occupazionali?
Il direttore Scansani rileva giustamente che ci sono pesi e misure diverse tra i provvedimenti della Vigilanza di Banca d'Italia, mettiamo in fila alcuni elementi:
CARIFE ha fatto errori di espansione e qualche credito avventato per cui l’ex direttore è stato condannato in primo grado; poi è stata commissariata oltre un anno fa per gravi irregolarità (quali siano esattamente non è ancora dato saperlo) poco dopo avere realizzato un aumento di capitale da 150 milioni di euro, suggerito dalla stessa Banca d’Italia e autorizzato dalla Consob;
Monte Paschi Siena e Cassa diRisparmio di Genova, a fronte di malversazioni conclamate, non subiscono alcun provvedimento da parte della Vigilanza, salvo dover rincorrere i propri Presidenti… molti di loro addirittura ai vertici di ABI;
Veneto Banca, Banca Popolare di Marostica, in situazione tecnica non difforme da CARIFE, se la “cavano” con l’obbligo di sostituire gli amministratori e nulla più. Non sarebbe bastato lo stesso provvedimento anche per CARIFE, magari iniettando professionalità gradite alla Vigilanza?
Prima di farci sfilare via la nostra storica Cassa di Risparmio che è utile ricordare è patrimonio anche di 28mila azionisti (quasi tutti locali), vale la pena organizzare una difesa che porti ad un piano industriale che tuteli la comunità e il nostro territorio. A tal proposito pare opportuno che i nostri politici (locali e nazionali) facciano la loro parte.
*economista