Bimbo morto di meningite. Assolta l’infermiera
Dopo 4 anni la sentenza. L’imputata si è commossa. Innocente anche per il pm L’avvocato Ricciuti: inviando il neonato in Ostetricia aveva guadagnato tempo
CENTO. Assolta perché il fatto non sussiste. È stata scagionata da ogni colpa l’infermiera del triage dell’ospedale di Cento finita a processo con l’accusa di omicidio colposo per la morte di un neonato stroncato da una meningite. I fatto risalgono all’ottobre del 2010. La sentenza è arrivata alle 18 di ieri. Alla lettura del verdetto da parte del giudice Franco Attinà, l’infermiera Silvia Gilli si è commossa. La tensione accumulata in questi quattro anni era stata tanta. I medici erano usciti assai presto di scena e le attenzioni si erano concentrate tutte sull’infermiera: c’erano state richieste di archiviazione da parte della procura, ma il gip aveva disposto l’imputazione coatta. Il bambino nacque il 5 ottobre all’ospedale di Cento. Il parto era stato regolare e la mamma, venne dimessa. Ma poco dopo i genitori, entrambi del Bangladesh, tornarono al Santissima Annunziata perchè il loro bambino stava male. L’infermiera li indirizzò in Ostetricia, dove la mamma era stata ricoverata per il parto. I medici, non essendovi una Pediatri a Cento, consigliarono di portare il neonato a Ferrara o a Bentivoglio, dove poi i genitori si recarono (con la loro auto, poichè non c’erano ambulanze): il neonato venne poi trasferito al Maggiore di Bologna dove morì l’11 ottobre per l’infezione provocata dalla meningite.
Secondo l’imputazione, l’infermiera avrebbe dovuto indirizzare il neonato al Pronto soccorso e non in Ostetricia. La difesa - Silvia Gilli si è affidata all’avvocato Gianni Ricciuti - ha sempre sostenuto che il comportamento dell’infermiera era stato corretto e che aver inviato il piccolo in Ostetricia aveva fatta guadagnare tempo. A queste sostanziali conclusioni è pervenuto anche il consulente dell’accusa, che nella precedente udienza ha detto che non vi era un nesso di causalità tra l’invio in Ostetricia e la morte del neonato. Sulla scorta di questo parere ieri anche il pm Giuseppe Tittaferrante ha chiesto l’assoluzione. A maggior ragione ha reclamato l’innocenza l’avvocato Ricciuti, il quale ha rammentato che siamo comunque davanti a una tragedia e ha rinnovato le condoglianze ai familiari. I genitori non erano più parte civile, in causa sono rimasti però i i nonni. I loro avvocati di parte civile - Veronesi e Govi di Bologna - hanno chiesto la condanna, un doppio risarcimento di 100 mila euro e in subordine un cambio dell’imputazione: non più omicidio colposo, ma omissione in atti d’ufficio. Il giudice ha però accolto richiesta di assoluzione, liberando l’infermiera da una stressante attesa lunga 4 anni.(m.p.)