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«L’Ospedale di comunità risponde a nuovi bisogni»

«L’Ospedale di comunità risponde a nuovi bisogni»

Medici ed infermieri spiegano cosa cambia e in che direzione si andrà Il dottor Zamboni: accoglienza ai pazienti che non possono essere curati a casa

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COPPARO. Dal primo giugno gli ospedali di Copparo e Comacchio sono diventati Ospedali di Comunità (OsCo). L’Ausl propone un pruimo bilancio. «L’OsCo - afferma Andrea Zamboni, medico di medicina generale e coordinatore della Casa della Salute "Terre e Fiumi" di Copparo - è una progressione dell’integrazione delle cure settate sull’esigenza specifica e personalizzata del paziente e della famiglia, peculiarità della modalità di attività del medico di medicina generale. Finora abbiamo sviluppato modalità di assistenza “ad personam” concentrate sul domicilio del paziente. L’OsCo offre la sintesi dell’assistenza e potranno accedere all’OsCo i pazienti che non necessitano più di ricovero ospedaliero che però non possono rientrare a casa per le difficoltà di gestione clinico assistenziali». Nell’Osco infatti «la funzione assistenziale è garantita dagli infermieri e dagli operatori socio sanitari presenti nelle 24 ore integrata con il Mmg (medicina generale)che gestisce i casi con accessi giornalieri programmati, con una reperibilità 8 - 20. La peculiarità dei percorsi è volta a completare tutti quegli aspetti assistenziali relativi all'integrazione tra ospedale e territorio, per cui alla dimissione del paziente dalla struttura ospedaliera o al manifestarsi di difficoltà al domicilio, si programma l'assistenza per le specifiche necessità che per la loro complessità clinica o sociale non possono essere delegate al malato o alla famiglia: educazione alla terapia o sua revisione, rivalutazione in fase di scompenso, educazione alla terapia e supporto». L'organizzazione dell'assistenza viene ben descritta da Elisa Mazzini, Responsabile dell'area territoriale per la direzione infermieristica dell'Auòs di Ferrara: «L’infermiere negli ospedali di comunità garantisce la risposta assistenziale ai “nuovi” bisogni che sono di carattere esistenziale e riguardano l'intero “vivere” delle persone, pertanto investono tutte le dimensioni dell’essere persona: fisica, psichica, sociale, spirituale. Si realizza, così un modello assistenziale che supera la logica prestazionale (prestazione come fine anziché come mezzo) e che garantisce la presa in carico della persona, dei caregiver e della loro situazione con il lavoro integrato dell'infermiere e del Mmg». «La continuità di cura richiede che il malato e la sua famiglia siano accompagnati, dall'ospedale al proprio domicilio, ricevendo un insieme coerente e organico di informazioni, conoscenze e abilità pratiche per far fronte in modo autonomo e competente alla realtà quotidiana della malattia. L’infermiere lavora in una rete di servizi, il cui centro è rappresentato dal paziente, dai suoi familiari e dal percorso di cura». «L’ OsCo così concepito, diventa un punto di incontro in cui gli utenti e le famiglie possono fare affidamento per ottenere risposte ai loro bisogni di assistenza infermieristica. In questo modo l'infermiere diventa una figura di riferimento riconosciuta all'interno della comunità. L’attività dell'infermiere si caratterizza come promozione della salute nella comunità attraverso l'integrazione delle cure infermieristiche con tutte le esigenze di ordine sanitario».