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Matteotti, prima vittima del fascismo

Matteotti, prima vittima del fascismo

Convegno nell’anniversario della morte: lo squadrismo fu decisivo per il regime

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Il 10 giugno 1924 il politico e parlamentare socialista Giacomo Matteotti venne ucciso dai fascisti. Fu lo stesso Benito Mussolini nel corso di un celebre discorso, il 3 gennaio 1925, ad assumersi la responsabilità politica e morale dell’omicidio. A novant’anni da quei fatti, un convegno ospitato ieri pomeriggio nella sala conferenze dell’Istituto di storia contemporanea li ha ripercorsi, concentrandosi in particolare sulla violenza antisocialista del primo fascismo.

«Le aggressioni di tipo squadrista - ha detto lo storico Matteo Millan, nel suo intervento puntato sugli eventi delittuosi avvenuti dopo la marcia su Roma - hanno giocato un ruolo decisamente fondamentale, costituendo una vera e propria fonte di legittimazione del regime fascista, oltre che un elemento imprescindibile all’interno della cultura che ad esso fece riferimento».

Giovanni Taurasi, il quale si è soffermato su quel che di drammatico si verificò in provincia di Modena, ha rintracciato i documenti ufficiali secondo cui si può parlare di una «compiacenza delle forze dell’ordine e degli apparati dello Stato nei confronti delle violenze dei gruppi fascisti» e ha sottolineato «il clima di guerra civile che caratterizzò, soprattutto nelle zone della pianura padana, lo scontro tra fascisti e antifascisti; situazione che si protrasse fino al 1926, quando le leggi speciali trasformarono definitivamente il regime in aperta dittatura».

Ad approfondire le violenze antisocialiste nel Ferrarese è stata la storica Antonella Guarnieri, mentre Davide Tabor ha trattato l’argomento “La strage di Torino del dicembre 1922” e Mirco Carrattieri l’assassinio di Antonio Piccinini a Reggio Emilia. Il convegno è stato organizzato dal Seminario permanente sul socialismo padano (che ha tenuto un incontro nel corso della mattinata), in collaborazione con Istituto di storia contemporanea di Ferrara e Istoreco di Reggio.

Fabio Terminali

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