A Cleto non fu data necessaria formazione
COMACCHIO. Anacleto Beneventi non solo non era stato dotato delle necessarie attrezzature di sicurezza per lavorare a un’altezza di trenta metri, ma non aveva nemmeno ricevuto la formazione prevista...
COMACCHIO. Anacleto Beneventi non solo non era stato dotato delle necessarie attrezzature di sicurezza per lavorare a un’altezza di trenta metri, ma non aveva nemmeno ricevuto la formazione prevista dalla legge per svolgere il tipo di mansioni che gli erano state affidate.
Il processo per la morte dell’elettricista comacchiese di 36 anni - che il 3 aprile 2008 rimase vittima di un infortunio sul lavoro mentre collaudava un impianto elettrico su una nave in costruzione in India - ieri ha messo d’accordo i consulenti di accusa e difesa, le cui conclusioni sono confluite in un’unica direzione: la carenza sia di strumenti di sicurezza che di formazione professionale. L’una e l’altra rientravano nelle responsabilità del suo datore di lavoro Gabriele Orioli, il titolare della Biesse Impianti, l'azienda per cui la vittima lavorava da quasi vent'anni.
Orioli è imputato di omicidio colposo e mancato rispetto delle norme sulla sicurezza insieme a Paolo Clerici, proprietario della nave, e Guglielmo Bedeschi, legale rappresentante della ditta che aveva appaltato il lavoro.
Al processo, cominciato nel luglio dell’anno scorso, i familiari di Anacleto Beneventi si sono costituiti parte civile assistiti dagli avvocati Marco Linguerra e Gianluigi Lebro. La prossima udienza è stata fissata per il 15 luglio.(a.m.)