La Nuova Ferrara

Ferrara

teatro comunitario in lutto

Compagno Antonio, adiòs

Compagno Antonio, adiòs

Civolani (Anpi) ai funerali di Tassinari: «Eri una persona piena»

2 MINUTI DI LETTURA





Una danza di lacrime e abbracci per dire: Antonio, adiòs. È stato un commiato all’aria aperta, senza cerimoniali e parole di rito, quello offerto ieri ad Antonio Tassinari da coloro che gli volevano bene. Per il fondatore del teatro comunitario Julio Cortazar di Pontelagoscuro, morto martedì a 54 anni dopo una breve malattia, è l’amico Daniele Civolani, presidente dell’Anpi, a pronunciare una commovente “omelia laica” nell’ara crematoria della Certosa. A cementare la loro amicizia, l’idea nata nel 2010 di progettare la rievocazione della Liberazione a Ferrara, «uno dei più belli, festosi, allegri e pacifici 25 aprile che abbia mai visto celebrare». Tassinari è riuscito ad assistere all’ultima edizione, poco più di un mese fa, prima che la malattia lo costringesse al ricovero in clinica e avesse ragione della sua inesauribile energia. «Antonio aveva la capacità di realizzare le idee, di fare le cose usando la fantasia. A settembre avevamo un appuntamento per ripensare vari progetti, mi dispiace aver perso quell’appuntamento. Antonio mi mancherà, così come mancherà a tutto il teatro Comunitario, perché era una persona piena». A rendergli omaggio, nella camera mortuaria dell’ex Sant’Anna, anche il parroco di Pontelagoscuro don Silvano Bedin.

Viaggerà leggero, Antonio, nel suo ultimo viaggio. Con lui, nella bara, il libro “Un’avventura utopica” dedicato al suo straordinario percorso artistico, i suoi occhiali, un disegno dei bambini di Pontelagoscuro e il cd “Noi siamo qui” con le sue canzoni scritte per il Teatro Comunitario. È la malinconica sensualità di una musica dal sapore argentino a liberare il pianto, allacciare gli abbracci, incarnare il dolore nella danza e guidare i passi della sua compagna di vita e di teatro Cora Herrendorf. È “Bella Ciao”, invece, il suo requiem. «Quando Antonio mi salutava dicendomi “Ciao compagno” mi faceva sentire bene - conclude Civolani - perché mi sentivo compagno in tutti i sensi, quello latino e quello politico, e perché Antonio era un compagno. Parole, non ce ne sono, c’è solo il senso di perdita. Ciao Antonio: noi restiamo, ma da ora ci mancherà un pezzo».(a.m.)