L'affondo dei sindacati: "Carife, Bankitalia e commissari poco trasparenti"
Pesante intervento dopo mesi di silenzio. Nel mirino i metodi dei controlli e la difficoltà ad avere dati
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I sindacati di Carife hanno perso la pazienza. «Se finora è stato il personale a pagare per il dissesto della banca, con le giornate di solidarietà e gli esuberi, da ora in poi ci tuteleremo nei confronti di tutte le azioni che portano danno. Stiamo valutando la class action in attivazione in Banca Carige e altre azioni in banche commissariate, non escludiamo sinergie» hanno sillabato Mauro Fanan (Dircredito) e Filippo Mascina (Fabi) a nome delle sigle presenti alla conferenza stampa: oltre a loro, Fiba Cisl, Fisac Cgil e Ugl Credito. Con chi ce l’hanno i sindacati? «Con chi in questi giorni ha parlato, a volte senza le adeguate conoscenze tecniche, del futuro della banca», ha specificato il “portavoce” Fanan con riferimento ad alcuni interventi di questi giorni sulle pagine della Nuova. Ma anche con la vecchia governance, e, verrebbe da dire soprattutto, con i commissari e perfino la stessa Bankitalia. Si sono anche percepite sensibilità diverse, ad esempio di Enrico Brandani (Ugl), il che fa capire la difficoltà a mediare tra le sigle.
«Partiamo dalla recente assoluzione dell’ex direttore Murolo per gli immobili milanesi e delle sanzioni agli ex amministratori: ne prendiamo atto, ma la malagestione durata diversi anni che ha portato la banca in queste condizioni avrà pure dei responsabili - incalza Fanan, che rappresenta anche i dipendenti-azionisti - Siamo d’accordo con il presidente della Fondazione, Maiarelli, di concentrarsi sul futuro della banca, però bisogna capire come sono nati i problemi».
L’analisi parte dal commissariamento. «I verbali ispettivi sono coperti dopo oltre un anno dal segreto, c’è il ricorso dell’ex sindaco Malfaccini: tutto contribuisce a creare un clima d’insicurezza e di offuscamento della trasparenza che dovrebbe essere un segno distintivo dell’azione di Bankitalia - incalza il portavoce - Notiamo su Carife un comportamento difforme rispetto ad altre realtà non dissimili: in certi casi non sono stati presi provvedimenti di alcun genere».
Quanto all’azione dei commissari, i sindacati sono espliciti: «Si sono presentati parlando di rilancio della banca ma la loro azione è volta solo alla vendita. Per chi, dunque, sono stati fatti gli sforzi dei dipendenti? - incalza Fanan - Notiamo tra l’altro che qualche associazione prima a noi vicina, ora sta prendendo le distanze, a differenza dei clienti che ci restano vicini, mentre circolano voci sul fatto che i dipendenti avrebbero venduto prima le azioni: è falso, la metà del personale ha partecipato all’aumento di capitale». La mancanza di disponibilità dei commissari è un punto dolente, sul quale batte anche Nicola Cavallini (Cgil): «Non vogliamo dati sensibili di bilancio, ma abbiamo il diritto, sulla base dell’accordo di novembre 2013, di sapere in che misura stanno incidendo i sacrifici del personale e i costi amministrativi». Sintesi brutale di Luca Dalprato (Cisl), «sui dati ci sentiamo presi in giro dai commissari».
Su Bankitalia, Fanan sottolinea che «Commercio e Finanzia (società di leasing napoletana del gruppo, ndr) è stata sottoposta a due ispezioni negli ultimi anni, nel 2011 e nel 2013, nell’ultima sono state contestate procedure e controlli che due anni prima non erano oggetto di rilievo. È stata la vigilanza ad aver cambiato». Non si possono fare, aggiunge Cavallini, affermazioni del genere «è tutta colpa della vecchia governance o di Bankitalia. Il comportamento dell’organismo di vigilanza presenta però aspetti singolari. È stata Bankitalia a dare il via all’aumento di capitale, con quei valori per azione (21 euro, ndr), e, una volta fatto, sia pure con alcune modalità non del tutto in linea con quanto da lei indicato, ha proceduto con il commissariamento. Così hanno abbattuto con un colpo di scure il valore delle azioni che lei stessa aveva fissato». Va sottolineato che il titolo aveva perso parecchia quota già dopo i dati del bilancio 2012, che aveva subìto gli effetti dell’ispezione, per cadere ulteriormente dopo il commissariamento.
E la denuncia degli ex Lenzi e Manuzzi, sul mancato conteggio da parte degli ispettori della fiscalità differita, secondo loro decisivo per la caduta degli indici patrimoniali alla base del commissariamento? «Tecnicamente è vero che la fiscalità differita è stata sempre conteggiata, sarebbe un temporaneo cambiamento dei metodi di calcolo» ha detto Fanan.
Il futuro, infine. I sindacati non si mettono la maglietta di Popvicenza («abbiamo annotato la prudenza di Etruria e un’offerta ancora non c’è, quando arriverà la valuteremo») nè di altri potenziali partner, ma sottolineano alcuni punti: «Il fatto di avere un solo interessamento è un problema, secondo le regole del mercato. Bene la decisione della Fondazione di attendere i test Bce: i commissari hanno fatto pulizia nei crediti, la banca è più appetibile e quindi è giusto valutare anche ipotesi all’interno del territorio. Noi vogliamo salvaguardare lavoratori, territorio e stakeholder, se arriva una banca che porta tutta la governance altrove - ragiona Fanan - c’è il problema di 300 addetti della sede: non faremo i pullman, sia chiaro». E per Cavallini «non è indifferente chi comprerà rispetto alle esigenze del territorio».
Stefano Ciervo
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