Il dilemma: Zappaterra o commissario?
Provincia, la presidente deciderà in pochi giorni se restare fino a dicembre o dimettersi. Intanto ha trovato lavoro a Milano
La Provincia di Ferrara finirà commissariata? Il rischio c’è. Il 19 si terrà l’ultima seduta del consiglio provinciale eletto cinque anni fa. Cinque giorni dopo, il 24 giugno, la presidente Marcella Zappaterra e i cinque assessori rimasti (due si sono già dimessi Davide Bellotti il 7 aprile, Caterina Ferri il 10 giugno) non avranno più diritto all’indennità, non avranno diritto a rimborsi spese, probabilmente dovranno pagarsi anche le telefonate. Niente di niente. Nemmeno le tutele legali e assicurative. In queste condizioni, se vogliono, potranno restare in carica a zero euro e zero garanzie fino al 31 dicembre.
Ma quel che conta è cosa deciderà di fare la presidente: perché il governo della Provincia continuerà a sussistere anche se si dimetteranno in massa tutti gli assessori. La cosa è molto probabile, ma non è ancora stata decisa. Se tutti se ne andranno e Marcella Zappaterra resterà, la presidente caricherà su di sè tutte le deleghe, il che ha degli aspetti al limite dell’assurdo: tutte le responsabilità in cambio di niente appare quantomeno contraddittorio.
Se - di fronte a una simile prospettiva - anche la presidente decidesse di lasciare il Castello, allora il governo dovrà nominare un commissario. «Speriamo non si arrivi a tanto - diceva ieri uno dei componenti della giunta provinciale - perché vi sono questioni importanti, basti pensare all’Idrovia, che sarebbe meglio che continuassero ad essere seguite da chi conosce la materia». Due mesi e mezzo fa (la Nuova del 28 marzo) la Zappaterra aveva detto che era disposta a restare al suo posto anche gratis se glielo chiedevano i sindaci. Ma intanto si stava adoperando per cercare un lavoro nel settore privato. La situazione non è cambiata, ma sono i tempi che ora stringono. La Zappaterra sta ormai imboccando con decisione il suo nuovo percorso professionale: ieri mattina era a Milano per firmare il contratto di lavoro che partirà dal primo luglio. Si tratta di un’attività di collaborazione per una società di consulenza con sede a Milano che si occupa di progettazione per aziende private e per enti pubblici; i principali campi di azione sono quelli della formazione, delle politiche del lavoro, del welfare.
Aveva detto che una volta abolite “politicamente” le Province se ne sarebbe andata altrove, nel privato, e ha mantenuto la parola. Forse a questo punto le converrebbe concentrarsi sul nuovo lavoro, ma per sei mesi potrebbe anche sobbarcarsi la Provincia. Sempre che le dicano che è utile che resti in Castello.
Potrebbe esserci in tal senso un pronunciamento dei sindaci. La prossima settimana sarà decisiva. Lunedì - dopo una settimana di vacanza presa per ritemprarsi dalle fatiche della vittoriosa campagna elettorale - tornerà in città il sindaco Tagliani, che ha molta voce in capitolo, visto che in un modo o nell’altro un pezzo della Provincia ricadrà sulle sue spalle.
Il giorno dopo, martedì 17, si riunirà la giunta provinciale in cui si deciderà almeno il comune destino degli assessori. O tutti dentro o tutti fuori. Questa è l’alternativa secca per il quintetto formato da Carlotta Gaiani, Davide Nardini, Stefano Calderoni, Patrizia Bianchini e Giorgio Bellini. Giovedì 19 la presidente Zappaterra, durante l’ultimo consiglio, dovrebbe informare ufficialmente che ne sarà della sua giunta e di se stessa.
Ieri l’annuncio che aveva un nuovo lavoro l’ha dato tramite Facebook con queste parole: «Ho firmato il contratto! Dal 1º luglio comincio a lavorare per una società di Milano......non dirò più, che venerdì 13 porta sfortuna».