Carife-Bpv, il precedente di Prato che fa discutere
I vicentini hanno incorporato la Cassa toscana e il marchio, scontro per i pegni. Il caso dei capolavori trasferiti in Veneto. Sul lato economico, però, dati positivi
Le possibilità che la Cassa di Risparmio di Ferrara diventi vicentina dipendono in gran parte della qualità dell’offerta di Popvicenza, ancora nella mente di Gianni Zonin. È però inevitabile che un suo peso nella decisione in merito da parte dei soci, a partire dalla Fondazione, possano averlo i risultati colti dai vicentini in altri territori di “conquista”, con un focus particolare alla recente integrazione della Cassa di Risparmio di Prato. Una vicenda, quella toscana, che va avanti da oltre quattro anni tra alti e bassi, con punte di tensione anche elevata tra la società e le istituzioni pratesi e la banca, ma punteggiata pure da riscontri dell’importante impatto del “nuovo” istituto di credito sul tessuto economico della zona. Gli attriti cominciarono nell’estate 2010, pochi mesi dopo la cessione di un importante pacchetto azionario della Fondazione locale a Popvicenza: Bpv decise allora la fusione per incorporazione della Cassa pratese, creando una direzione toscana e promettendo «la salvaguardia, per quanto possibile, del marchio», con previsione di esuberi nelle Direzione centrali. Sono due punti, questi ultimi, che stanno a cuore anche ai ferraresi. Il sindaco di Prato, Roberto Cenni, si arrabbiò per il mancato coinvolgimento, pure della Fondazione che aveva mantenuto una quota ed aveva a sua volta messo un piede dentro Popvicenza. Il marchio venne poi superato, ma furono altre le mosse vicentine che toccarono nervi scoperti dei pratesi. Prima venne deciso di sopprimere il banco dei pegni, una istituzione storica e molto utilizzata durante la crisi, idea rientrata dopo la protesta del vescovo toscano. Poi, ed è storia dell’anno scorso, ci fu il trasferimento al Museo Thiene di Vicenza della quadreria già di proprietà della cassa, considerato dai pratesi uno scippo identitario. La sollevazione collettiva è rientrata solo nei mesi scorsi, quando si è trovato l’accordo per una mostra con i capolavori dell’ex Cariprato (un Lippi, un Caravaggio e un Bellini tra gli altri) più altri messi a disposizione dalla Bpv.
Sull’altro piatto della bilancia ci sono i dati economici, con la Bpv che è rimasta uno dei pilastri dell’economia del distretto pratese, coprendo il 30% degli impieghi complessivi del sistema bancario locale, con 140 milioni riversati sul territorio contro una raccolta di 100 milioni. I vicentini, insomma, si sono dimostrati pronti a cogliere le opportunità offerte dalle imprese della zona pratese.
Per pensarci, a Vicenza o ad alternative, ci sarà tempo fino a ottobre, dopo gli stress test della Bce. Ma le mosse diversive di Ferrara, unite al no di Banca Etruria all’offerta Bpv, cominciano a creare nervosismo non solo a Vicenza.