La Nuova Ferrara

Ferrara

Clini ancora in tribunale per riciclaggio di soldi

di Daniele Predieri
Clini ancora in tribunale per riciclaggio di soldi

Ieri a Ferrara la rogatoria internazionale richiesta dalla procura di Lugano Il legale dell’ex ministro: «Abbiamo contestato ogni profilo accusatorio»

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Quasi due ore davanti al giudice per ribadire la sua estraneità alle accuse, questa volta di riciclaggio internazionale di denaro che gli viene contestato in Svizzera, per i soldi trovati in un contro cifrato alla Ubs di Lugano: oltre 1 milione di euro nel conto denominato Pesce che gli sono già costati l’ordine d’arresto per peculato della magistratura ferrarese. L’ex ministro Corrado Clini, nella tarda mattinata di ieri, è stato interrogato in tribunale a Ferrara per rogatoria internazionale, chiesta dalla procura federale di Lugano e condotta dal giudice Silvia Marini: nelle quasi due di interrogatorio Clini - da quanto si è appreso - ha contestato le dichiarazioni accusatorie e ribadito la sua posizione di totale estraneità alle accuse. Nel pomeriggio il suo legale di Roma, l’avvocato Paolo dell’Anno, presente ieri come nelle settimane scorse all’interrogatorio di garanzia, a Ferrara, dopo l’arresto per peculato, ha spiegato a la Nuova Ferrara, che «nell’interrogatorio, l’ex ministro Clini ha contestato tutti i profili accusatori che gli vengono addebitati». L’avvocato dell’Anno si è limitato a queste dichiarazioni, poichè - ha aggiunto - «il segreto istruttorio non permette di divulgare altro». Nell’aula dell’udienza erano presenti il giudice Marini, referente dell’organo inquirente straniero di turno (la procura federale di Lugano) il procuratore federale Pierluigi Pasi e due collaboratori per formulare le domande all’ex ministro Clini: dunque, nessuno dei magistrati della procura di Ferrara (Nicola Proto e Filippo di Benedetto che avevano fatto arrestare Clini) era presente in aula. Occorre dire che l’arrivo in tribunale di Clini è passato del tutto inosservato, vista anche la concomitanza di altra udienza importante, programmata da tempo, che si svolgeva nella mattinata in tribunale: si trattava del processo a Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo vicino alla mafia, sotto accusa con altri 20 imputati per una maxi frode fiscale da 130 milioni di euro per compravendita di acciaio con triangolazioni internazionali tra Italia, San Marino, Panama e l’Egitto.