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Provincia, Zappaterra al bivio

Provincia, Zappaterra al bivio

Oggi i cinque assessori decidono se restare o dimettersi in massa dalla giunta

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Questa mattina la presidente della Provincia Marcella Zappaterra e i cinque assessori superstiti della sua giunta (Carlotta Gaiani, Davide Nardini, Stefano Calderoni, Patrizia Bianchini e Giorgio Bellini) si guarderanno negli occhi e decideranno se vale la pena stare insieme o se conviene sciogliere la squadra. Una formazione a ranghi ridotti non viene presa in considerazione: la giunta è un organo collegiale, se si riduce a poca cosa perde di significato. Quindi se due o tre assessori arriveranno alla riunione di oggi con la ferma decisione di dimettersi, anche gli altri dovrebbero adeguarsi. L’alternativa è secca (o tutti dentro o tutti fuori), ma la situazione è ancora molto fluida. La legge stabilisce che dal 25 giugno al 31 dicembre presidente e assessori possono rimanere in carica, ma senza essere pagati, senza diritti a rimborsi, senza tutele assicurative.

Se i cinque restano al loro posto è pacifico che la presidente farà altrettanto. In caso contrario anche per la Zappaterra la faccenda si complica. Potrebbe rimanere per senso del dovere e accompagnare così il passaggio verso la Provincia di “secondo grado”: entro settembre sindaci e consiglieri comunali eleggeranno il nuovo consiglio provinciale e il nuovo presidente (che deve essere un sindaco) che saranno effettivamente in carica dal 2015. Potrebbe rimanere per calcolo politico: se ritiene di avere della chances per le elezioni regionali le conviene restare in sella. Un addio immediato al Castello equivarrebbe a un addio annunciato alla politica - la concorrenza nel Pd è fortissima e c’è da giurare che una simile decisione verrebbe salutata come un’autoesclusione - tanto più ora che ha trovato un lavoro a Milano. Il cammino politico per la Zappaterra si è fatto improvvisamente più accidentato con la vicenda della Corte dei Conti (è stata condannata a pagare per l’assunzione della capo di gabinetto Manuela Paltrinieri) e con l’inchiesta sul ponte di Massenzatica. Potrebbe tornare a spianarsi se il Consiglio di Stato dovesse ribaltare la sentenza della Corte dei conti regionale e se dovesse uscire dall’indagine della Procura. I tempi della giustizia però non dipendono da lei. In attesa degli eventi rimanere a guardia del Castello potrebbe costituire il sacrificio più accettabile.(m.p.)