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Costruiva case coi soldi della camorra

Costruiva case coi soldi della camorra

Poggio Renatico, il Gico arresta Angelo Ardente, titolare della Angelica srl: per l’accusa era un prestanome dei Casalesi

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POGGIO RENATICO. Gli uomini del Gico della Finanza sono arrivati a casa sua a Poggio Renatico per arrestarlo e sequestrargli i beni accumulati con la sua attività, solo in apparenza regolare. Perchè Angelo Ardente, 44 anni, originario di Caserta, titolare della impresa edile Angelica Srl, era in realtà - secondo gli inquirenti che hanno fatto scattare il blitz tra Napoli, Firenze e la nostra regione - prestanome della camorra e strumento per riciclare i soldi sporchi dell’organizzazione criminale campana. Undici le persone arrestate e oltre 10 milioni di euro i beni sequestrati alle persone riconducibili al clan dei Casalesi, mentre sono state scoperte tre società edili, intestate fittiziamente a prestanomi che oltre a Poggio Renatico avevano sede a San Cipriano d'Aversa (Caserta) e Roma che usavano - secondo le ipotesi d’arresto - i soldi della camorra per costruire immobili di edilizia pubblica (in provincia di Siena) e privata (nel modenese e ad Argenta, in provincia di Ferrara). A Ferrara, nell’argentano in particolare, è stato realizzato, in sub-appalto, un complesso residenziale di 14 appartamenti. Grazie a queste attività il denaro di provenienza illecita veniva ripulito per poi tornare nelle casse del clan sotto forma di contanti e/o titoli di credito. Al centro dell’inchiesta condotta dalla procura antimafia di Napoli e concretizzata dal Gico di Firenze i parenti di Sigismondo Di Puorto, 42 anni, fedelissimo di Nicola Schiavone, figlio del boss del clan dei Casalesi Francesco Schiavone, alias «Sandokan». Nel blitz infatti sono stati arrestati padre, fratelli, un cognato e i nipoti di Di Puorto. Gli undici arrestati - tra cui Ardente - sono accusati di riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita e intestazione fittizia, con l'aggravante dell'aver favorito la fazione «Schiavone» del clan dei Casalesi. Le misure cautelari in carcere riguardano Salvatore e Antonio Di Puorto, Luigi Di Sarno, Raffale Alfiero e Benedetto Ricciardi. Mentre i giudici hanno invece disposto gli arresti domiciliari per Ugo Di Puorto, Andrea Diana, Irene D'Errico, Angelo Ardente (a Poggio Renatico), Nicola Elmo e Mario Casella.

Le indagini del Gico di Firenze sono durate due anni e hanno preso spunto dalla bancarotta fraudolenta di una società con sede a Pisa intorno alla quale gravitavano persone ritenute vicine al clan dei Casalesi, tra cui la famiglia Di Puorto. Nel corso dell'attività investigativa sono finite sotto la lente di ingrandimento 60 conti correnti bancari e sono stati ricostruiti i flussi finanziari per un arco temporale di 10 anni riconducibili a 16 persone.

Nel corso del blitz del Gico di Finanza di Firenze e della Squadra mobile della questura di Caserta, sono stati messi i sigilli ad alcune decine di terreni, abitazioni, automobili (tra cui tre Mercedes), moto e quote societarie delle aziende - alcune delle quali inserite nel mercato del caffè - tra le province di Caserta, Napoli, Modena e Ferrara.