Provincia, i nuovi mestieri degli assessori
C'è chi torna al vecchio lavoro e chi si reinventa. La presidente Zappaterra resta invece altri 6 mesi e ha subito una grana da 7 milioni
Saluti d’addio ieri pomeriggio nell’ultimo Consiglio provinciale per i cinque assessori dimissionari e tutti i consiglieri, che la riforma delle Province ha cancellato. Tra brindisi, abbacci e un po’ di commozione, Marcella Zappaterra ha invece confermato di voler rimanere alla presidenza da sola per sei mesi, senza indennità nè garanzie assicurative, rispondendo così all’appello di tutti i sindaci («l’eventuale disponibilità di Marcella viene vista con grande favore: un segnale di servizio e disponibilità al quale viene riconosciuto un grato apprezzamento» ha scritto per tutti Tiziano Tagliani, il leghista Alan Fabbri ha “rafforzato” il concetto) e raccogliendo il sostegno unanime dei gruppi consiliari, mentre i cinque assessori sono divisi tra vecchi e nuovi lavori. «Cito Gandalf (“Il signore degli anelli”, ndr) per riconoscerti un grande coraggio» ha detto ad esempio Cristiano Di Martino (Fi); ma anche Luciano Tancini (Fi), che ne ha approfittato per sollecitare tutele per i dipendenti dell’Ufficio europa dal quale dipendono 200 milioni di euro; poi Davide Verri (Per Noi), Ugo Taddeo (Lef), Alessandro Rorato (misto) e Sergio Guglielmini (Pd) hanno usato parole ugualmente sentite.
Dal canto suo Zappaterra ha battuto sui tasti dell’orgoglio e dell’amarezza: «Ho accettato di rimanere perché al mio posto sarebbe arrivato un commissario ministeriale che non conosce il territorio. Ci metterò, sia chiaro, lo stesso impegno anche senza indennità. Non è stato facile lavorare in questi due anni di continua delegittimazione, ma lasciamo un ente sano dal punto di vista economico». A tal proposito è stato rinviato ieri l’assestamento di bilancio per via dell’incertezza sull’Ipr, che vale 7 milioni e può mandare in crisi quel che rimarrà della Provincia. La presidente ha riservato ringraziamenti alla giunta («mi hanno sopportata, a volte sono un po’ intemperante») e dipendenti («non sono fannulloni»). Il commosso presidente del Consiglio, Leonardo Trombini, vi ha aggiunto il ricordo dei consiglieri di ieri («Giuseppe Bardellini, Vincenzo Cavallari, Giorgio Franceschini, Francesco Loperfido, Luciano Chiappini, Alessandro Roveri e ancora Mario Dotti, Michele Tortora, Vittorio Passerini, Laura Battaglia e tanti altri») e di oggi, per la «consapevolezza di esercitare un ruolo di grande importanza, di servizio al cittadino».
E gli assessori che se ne vanno il 27 giugno? Davide Nardini, in pensione da un anno alla Falco («generazione 1.000 euro»), sta cercando un posto «nel privato a livello regionale». Giorgio Bellini tornerà all’architettura, Patrizia Bianchini alle Poste centrali, Carlotta Gaiani continuerà a fare l’avvocato e Stefano Calderoni è diventato agricoltore. E tanti saluti a Renzi. (s.c.)
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