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La nuova Carife comincia dalla cessione del leasing

La nuova Carife comincia dalla cessione del leasing

Entro giugno la valutazione di Commercio e Finanza, poi l’offerta di acquisto Banca così più snella e appetibile. Popvicenza tratterà ma niente autonomia

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Prima Commercio e Finanza, poi la banca. Sembra essere questo il ruolino di marcia estivo per i vertici della Fondazione Carife, che lavorano per trovare un’alternativa per il futuro di corso Giovecca, rispetto alla “direzione obbligatoria” di Vicenza. Il passaggio dalla società di Napoli è fondamentale perché potrebbe ampliare il ventaglio di banche commerciali interessate a Ferrara, tutte poco propense a mettersi in pancia un colosso così poco gestibile (poco meno di un miliardo d’impieghi su provvista Carife, a margini non elevati anche in periodi di grassa) in un settore, come quello del leasing, che non fa parte del loro core business. Il recente commissariamento da parte di Bankitalia, peraltro, non è necessariamente collegato ad esiti drasticamente negativi dell’ispezione appena concluso: senza l’amministrazione straordinaria, retta da uno dei commissari Carife, Giovanni Capitanio, anche un modesto intervento di rettifica sui crediti (nell’ispezione 2011 fu nell’ordine di 2-300mila euro) richiede un “rabbocco” finanziario che corso Giovecca eviterebbe volentieri, con gli attuali chiari di luna.

La due dilicence in corso, da parte di istituto specializzato italiano in consorzio con un fondo Usa e banche straniere, dovrebbe concludersi entro giugno. Il mese successivo, a questo punto, è attesa un’offerta e l’operazione potrebbe anche concludersi abbastanza rapidamente, al netto dei passaggi che i commissari dovranno fare in Bankitalia. La vendita di Farnese, per citare un precedente, è stata bloccata per mesi. Solo a quel punto si aprirà la partita vera e propria su una banca più snella e probabilmente appetibile, anche se i contatti continueranno per tutto il periodo.

In pole position resta Popvicenza, che ha concluso in maniera traumatica l’avventura di Arezzo ma in queste ore non manca di rappresentare le diversità tra la situazione Etruria e quella Carife. La banca aretina, anzitutto, è quotata in Borsa e ha quindi un azionariato diffuso (nei giorni caldi dell’offerta vicentina passavano di mano il 17% delle azioni) che ha portato il valore borsistico del titolo ad adeguarsi all’offerta di 1 euro. Nel merito dell’Opa gli aretini non sono mai entrati, quindi una trattativa vera e propria sul prezzo del titolo non è neanche partita. Popvicenza, inoltre, ha 259 sportelli in Veneto e 90 in Toscana, ma una presenza molto ridotta (appena 18 sportelli) in Emilia Romagna, territorio considerato molto interessante. Le caratteristiche operative Bpvi, che riserva il 46% dei nuovi finanziamenti alle piccole e medie imprese e il 26% alle famiglie, sembra aderire meglio al tessuto ferrarese. I vicentini non sembrano invece disposti a concedere a Carife un’autonomia simile a quella riconosciuta alla siciliana Banca Nova: è un’eccezione non ripetibile, si dice dalle parti di Palazzo Thiene, e anche Bankitalia vedrebbe con maggior favore le integrazioni. (s.c.)

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