La Nuova Ferrara

Ferrara

Colpiti con scarpe, pupazzi e bastoni

Colpiti con scarpe, pupazzi e bastoni

Decine di episodi attribuiti ad un’operatrice ferrarese in servizio negli Istituti Polesani. A farne le spese, i pazienti

22 giugno 2014
3 MINUTI DI LETTURA





Tra gli arrestati, la sua posizione sembra una delle più compromesse. Decine di video riprendono l’operatrice socio sanitaria Candida Visentini, 47 anni, ferrarese residente a Fiesso Umbertiano (Ro), mentre usa le maniere forti con i pazienti della sezione disabili degli Istituti Polesani di Ficarolo (Ro). Persone che spesso non sono in grado di esprimersi chiaramente o che per le loro condizioni psicologiche possono non essere considerate affidabili nei loro racconti o ricostruzioni. Gli inquirenti della Squadra mobile di Rovigo hanno raccolto una grande quantità di materiale utile all’inchiesta che presto sarà al vaglio dei legali degli indagati: oltre ai video, testimonianze ma anche denunce.

Vessazioni, umiliazioni, minacce, ossia i maltrattamenti che vengono imputati alle 10 persone arrestate (tra cui un medico) e ad altri indagati a piede libero, secondo gli indizi raccolti sarebbero stati all’ordine del giorno nella struttura socio-sanitaria polesana. Per vincere la resistenza dell’ospite a compiere l’azione imposta dal personale (vestirsi o svestirsi, spostarsi dal letto alla carrozzina, l’ igiene personale) il paziente poteva essere percosso, anche con bastoni e scarpe, colpito con pugni e calci e anche insultato. Modalità che comparirebbero con sconcertante frequenza negli episodi imputati a Candida Visentini e risalenti all’estate dell’anno scorso.

Come la manata in testa seguita da una scarpata affibbiata ad una persona ‘assistita’, oppure il guanto in bocca al paziente che poi viene lanciato sulla sedia a rotelle. O ancora il ricoverato preso per i capelli. Un atteggiamento usato con uomini e con donne, senza fare troppe distinzioni o ‘discriminazioni’.

Afferrare per i capelli l’assistito era un modo per risolvere velocemente una situazione complicata dalla condizione fisica o psicologica dell’ospite: l’atto violento poteva rendere più semplice sfilare la maglietta a chi si opponeva o semplicemente ignorava il comando.

Qualche infermo sarebbe stato tirato per le braccia o le gambe, alcuni interventi troppo energici o addirittura violenti sarebbero stati compiuti in collaborazione con altre operatrici. Per chi non si adeguava con tempestività il trattamento poteva comprendere anche l’uso poco ortodosso delle scarpe o persino di bambolotti o simili, con i quali alcuni pazienti sarebbero stati ripetutamente colpiti. Uno per tre volte in faccia con un pupazzo. Un altro per sei volte con una scarpa. Qualcuno sarebbe stato letteralmente lanciato sulla sedia a rotelle o su una poltrona. L’indumento poteva essere utilizzato per impedire al paziente di parlare, come un bavaglio.

Per qualche altro malcapitato il trattamento sarebbe stato ancora più duro: non deve essere particolarmente piacevole, ad esempio, essere battuti più volte col bastone di un mocio e a farne le spese sarebbe stata proprio una paziente sottoposta alle cure della oss ferrarese. Le stesse maniere sarebbero state usate da altre colleghe di Candida Visentini, azioni che hanno fatto scattare l’operazione con i dieci arresti. L’inchiesta punterebbe ad accertare se ai circa 130 episodi complessivi citati nell’ordinanza bisognerà aggiungerne degli altri.