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Centrali a biogas ancora in discussione

Centrali a biogas ancora in discussione

Il consigliere Favia: colpa loro il formaggio alla tossina. Coldiretti: nessuna prova ma servono controlli

23 giugno 2014
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Foraggio inquinato per colpa delle centrali biogas? L’allarme è stato lanciato dal consigliere regionale Giovanni Favia dopo la scoperta da parte dei Nas di Parma di 2.400 forme di parmigiano-reggiano dopo il ritrovamento nel latte di produzione di pericolose aflatossine. «L’inchiesta dimostra che la Regione, dando il via libera scellerato alle centrali a biogas, abbia contribuito in modo determinante ad avvelenare le nostre campagne - è la denuncia di Favia - Serve un giro di vite su questi impianti». La tesi dell’ex grillino, non nuova in realtà, è che il digestato scarto della produzione di gas da materia prima organica (molto spesso mais) venga poi disperso sul terreno, finendo quindi nell’erba medica e nei prodotti dell’allevamento. Uno scenario inquietante per una provincia come Ferrara, che è punteggiata d’impianti di questo genere. «Non abbiamo evidenze di collegamenti con l’attività delle centrali, nel caso del parmigiano-reggiano il problema sembra essere mais alla diossina, proveniente dall’Ucraina - sottolinea Mauro Tonello, presidente di Coldiretti, che su questi temi è impegnato da anni - Il fatto è che non bisognerebbe gettare il digestato delle discariche nei terreni, e tocca alla Regione tenere mappata la destinazione di questi materiali per impedirlo. Questi controlli si fanno davvero anche in provincia di Ferrara? Non ho motivo di dubitarne».

La zona di produzione del parmigiano-reggiano era stata esclusa dalle aree di possibile insediamento di centrali biogas proprio per il rischio anche solo potenziale di andare ad incidere sulle specifiche qualitative dei prodotti di base del pregiato formaggio. «I foraggi con i quali si nutrono le mucche in realtà arrivano dall’intera regione» sottolinea oggi Favia, che tuttavia non fornisce indicazioni probanti sulla connessione con il biogas. C’è da sottolineare che la spinta all’apertura di nuove centrali è venuta meno allo scadere dei benefici governativi, anche se restano aperti gli impianti autorizzati negli anni 2011-12, diversi dei quali nelle campagne attorno all’ospedale di Cona.