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Salustro: minacciato Proiettili spediti a casa e telefonate minatorie

Salustro: minacciato Proiettili spediti a casa e telefonate minatorie

L’imprenditore centese con la sua denuncia ha dato il via all’inchiesta su una presunta turbativa d’asta a Salerno

22 giugno 2014
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CENTO. «Sono preoccupato. Con la mia denuncia ho dato il via a un’inchiesta a Salerno. Sono stato minacciato al telefono, ho ricevuto a casa proiettili. Ma sono andato avanti e mi sono presentato davanti al procuratore. Adesso, però, ho la sensazione di essere stato lasciato solo». L’imprenditore centese Corrado Salustro, titolare della Cogefer, è amareggiato e teme seriamente eventuali ulteriori ritorsioni, «anche perché - spiega - ora tutta la vicenda sta girando anche sulla rete. Ma io sono un imprenditore che ha sempre tenuto una linea limpida e trasparente. Sono preoccupato, ma intenzionato ad andare avanti perché sono nel giusto e non sii deve avere paura delle minacce ne delle mafie». Tutto inizia nel 2010, proprio con una telefonata minatoria. E poi la restituzione, ritenuta illegittima, di oltre 1 milione di soldi pubblici, col quale il Comune di Salerno avrebbe immaginato di convincere la Cogefer (seconda classificata) a rinunciare al ricorso al Tar sulla concessione dei diritti edificatori per la costruzione del complesso edilizio Crescent, sul lungomare della città campana. Sono gli inquietanti elementi dell’inchiesta dei sostituti procuratori Valenti e Alfano. Accuse contenute nella conclusione indagini notificata nelle scorse settimane al sindaco Vincenzo De Luca e con lui ad assessori, dirigenti comunali, costruttori e funzionari della sovrintendenza. La telefonata è quella ricevuta nel giugno 2010 dal titolare dell’impresa centese Cogefer, Corrado Salustro, nella delicata fase tra l’aggiudicazione provvisoria e quella definitiva della gara. Il tono è perentorio: «È lei Salustro? Abita a (...) in via (...) ? Ha due figli? Se ci tiene non venga più a Salerno». Gli autori sono rimasti ignoti. Gli inquirenti accusano di tentata turbativa d’asta il costruttore Aldo Rainone di Sarno, amministratore unico della Rcm costruzioni individuata come «unica controparte interessata all’aggiudicazione di quei diritti». Il reato si configura come solo tentato perché l’imprenditore centese, «nonostante la minaccia subìta» partecipò comunque alla gara e decise anche di impugnarne l’esito davanti al Tar quando, dopo un primo esito favorevole, l’aggiudicazione gli fu revocata per irregolarità nella documentazione sull’organigramma societario. E qui si innesta l’accusa di abuso di ufficio a tre dirigenti comunali, che per la Procura hanno restituito alla Cogefer una cauzione di 1 milione e 175mila euro che si ritiene dovesse rimanere, invece, nelle casse comunali. Un’ipotesi accusatoria che con la turbativa d’asta si aggiunge a quelle per reati urbanistici e violazioni paesaggistiche su cui a Salerno s’indaga dal 2009.