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"Grande stress e lavoro troppo pesante"

Gli Istituti polesani di Ficarolo al centro dell'inchiesta
Gli Istituti polesani di Ficarolo al centro dell'inchiesta

L’inchiesta sui maltrattamenti negli Istituti Polesani. Primi interrogatori.
Muta l’operatrice ferrarese. Mano dura di Zaia

24 giugno 2014
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FERRARA. Ci sono ancora tre operatrici sociosanitarie da identificare e molto probabilmente indagare. E una infermiera. Allo stesso modo resta da dare un nome a quattro vittime di presunti episodi di maltrattamento. Sono questi gli sviluppi più immediati che potrebbero scaturire dall'indagine aperta sugli Istituti polesani di Ficarolo, struttura assistenziale privata, ma convenzionata con il Servizio sanitario nazionale, specializzata nell'assistenza a persone con disagi psichici.

Dieci suoi dipendenti sono stati arrestati dalla squadra mobile di Rovigo nelle prime ore del mattino di venerdì, in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari. Le accuse vanno dalle percosse, inferte con pugni e calci, ma anche con oggetti come scarpe, mocio o vassoi, a trattamenti umilianti come cambi di pannolone in presenza anche di altri degenti, a veri e propri "lanci" su sedie a rotelle o letti ipotizzati dagli investigatori. Oltre 130 gli episodi filmati dalle telecamere nascoste.

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Dopo gli arresti ora è il momento di valutare i successivi sviluppi dell'indagine. Da una parte ci sono le nuove segnalazioni presentate o che saranno presentate a breve da familiari di ospiti della struttura alla luce del clamore sollevato dagli arresti. Le tre oss e l’ infermiera a cui si cerca di dare un’identità potrebbero invece andare ad aggiungersi ai 15 colleghi già indagati, di cui dieci in cella. Ieri, intanto, è stata la giornata degli interrogatori di garanzia degli arrestati, suddivisi tra il carcere di Rovigo, dove si trovano i due oss uomini e il medico, e quello di Montorio, nel Veronese, che ospite le sette operatrici sociosanitarie. Diametralmente opposte le scelte di uomini e donne: i primi hanno scelto di rispondere, non le seconde. A Rovigo i due oss erano seguiti dagli avvocati Canzio Bonazzi di Badia Polesine e Giunta di Ragusa.

A quanto trapela hanno posto l'accento sostanzialmente sulla difficoltà che in alcuni frangenti presentavano i compiti loro assegnati: necessità di rispetto dei tempi, episodi acuti da parte di alcuni disabili psichici non facili da gestire, un carico di lavoro non leggero a fronte del personale presente. In parte differente il contenuto dell'interrogatorio del medico, ieri seguito dall'avvocato Andrea Braccioli in sostituzione della collega Barbara Destro. Ha soprattutto voluto ribadire che le condotte che gli sono contestate sono già state al centro di una indagine amministrativa che non ha prodotto alcun riscontro. Inoltre ha posto in luce come non potesse essere a conoscenza di quanto accadeva nei singoli reparti.

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Le donne in carcere a Montorio, tra cui un’operatrice ferrarese, hanno invece preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Le difende quasi tutte l'avvocato Barbara Destro, mentre una è seguita dall'avvocato Ivan Agnesini di Stienta. In tutti i casi le difese hanno chiesto il ritorno in libertà o comunque la sostituzione della misura cautelare del carcere con una più lieve.

Intanto il presidente della Regione Veneto, ieri pomeriggio ha eseguito un’ispezione dell’intera struttura. Zaia, che ha chiesto «tolleranza zero» per chi verrà riconosciuto colpevole dei soprusi - documentati dai video delle forze dell'ordine - ha effettuato il sopralluogo accompagnato dal direttore della casa di cura privata, Mauro Mantovani, e dal sindaco, Fabiano Pigaiani. «È una struttura in ottime condizioni - ha affermato al termine - una delle migliori in Veneto, e non è certo nostra intenzione chiuderla. Ma bisogna arrivare alla parte sana, eliminando tutto quello che c'è di marcio». Zaia ha sottolineato che la Regione entra giuridicamente in questa vicenda perchè per gli ‘Istituti Polesani’ è ancora in corso la procedura di accreditamento che non verrà ovviamente fatto - ha aggiunto - sino a che i magistrati non avranno accertato tutte le responsabilità. Il presidente ha infine confermato che la Regione Veneto intende costituirsi in giudizio nei confronti dei responsabili e davanti alla Corte dei Conti per gli eventuali danni erariali.